Il vescovo Ryabukha (a sinistra) celebra la Messa - .
Speranza e dolore, carità e atrocità. E poi ancora coraggio, dolcezza, fede, voglia di pace, desiderio di un cielo azzurro, voglia di normalità. Ma anche la distruzione, le vigliaccherie viste, le notti insonni, il frastuono delle bombe, il sibilo dei missili, l’odore acre della carne bruciata, il fango e il freddo. La paura. È tutto questo che racconta Maksym Ryabukha – ucraino, salesiano, adesso Vescovo Ausiliare dell’Esarcato Arcivescovile di Donetsk -, che nella notte tra il 23 e 24 febbraio 2022 diceva a chi scrive: «Ci sono voci che stanotte bombardino Kiev dalla Bielorussia. Speriamo siano fake news!».
E la speranza? Il perdono cristiano? Don Maksym - che da vescovo gira per i territori colpiti parlando con militari e civili e portando soccorsi come può – non ha dubbi e al telefono dice: “La speranza c’è sempre, ci deve essere sempre. Come la fede. E come la gioia della vita. In questi mesi ho visto un’umanità dolente che si è comunque data da fare per aiutare, per soccorrere. E potrà anche arrivare il perdono accanto però alla responsabilità delle azioni commesse”. E in attesa della pace cosa fare? “Essere consapevoli che il male c’è ma che può essere combattuto. Non si può rimanere indifferenti, non ci si può girare dall’altra parte”.