Ragazzi al lavoro tra le macerie di un edificio colpito dai missili russi la sera di Capodanno alla periferia di Kiev - Ansa
Nessuno si fa illusioni in Ucraina. Non ci sarà alcuna tregua di Natale il 7 gennaio. Sabato è il giorno che, almeno all’ombra del campanile, unisce il Paese aggredito e quello aggressore dove le principali comunità cristiane celebrano la Natività secondo il calendario giuliano. Ma i segnali che Kiev ha captato da Mosca non lasciano aperti spiragli per un cessate il fuoco parziale. Anzi, secondo il portavoce dell’Aeronautica militare ucraina, Yuriy Ihnat, alla vigilia della grande festa i militari russi potrebbero lanciare un nuovo massiccio attacco aereo contro tutto il Paese. È ciò che fa capire anche il presidente Volodymyr Zelensky nel suo ultimo messaggio alla nazione quando avverte che «in queste settimane le notti si annunciano inquiete» e parla di una «pianificazione di impiego dei droni a lungo termino». La strategia targata Cremlino sarebbe una fotocopia di quella adottata per i giorni del nuovo anno quando i cieli dell’Ucraina sono stati attraversati da missili e droni: è accaduto il 31 dicembre, la notte di Capodanno e quella del 2 gennaio.
Ieri per Kiev è stata la prima giornata senza allarmi da una settimana a questa parte. La capitale tira un sospiro di sollievo dopo che a San Silvestro era colpita al cuore da tre razzi piombati su un hotel, in una via secondaria di un quartiere residenziale e nell’immediata periferia. Si allenta anche il razionamento dell’energia elettrica: gli snodi energetici continuano a essere uno dei principali bersagli di Mosca per lasciare al buio e al gelo la popolazione, ma le temperature tutt’altro che rigide – nelle scorse ore il termometro segnava 6 gradi quando di solito scende a meno 10 – hanno contribuito a ridurre il fabbisogno di corrente e quindi a limitare i black-out necessari.
Non avviene lo stesso nell’Est del Paese dove la pressione russa – almeno quella dal cielo – non si allenta, nonostante il 40% dei territori occupati dal Cremlino nei nove mesi di guerra sia già stato liberato, ricorda il comandante delle forze armate ucraine, il generale Valery Zaluzhny. Nella regione di Donetsk ieri mattina è stata bombardata l’area residenziale di Kurakhove dove una persona è morta e due sono rimaste ferite. «Un razzo ha centrato in pieno un grattacielo», dice il governatore Pavlo Kyrylenko che torna a invitare la gente a evacuare l’oblast. A Kramatorsk, città della stessa regione, un raid notturno di missili ha distrutto 34 case e 8 condomini. Colpito anche l’albergo dove alloggiavano i giornalisti. E un ordigno è esploso alle spalle di un cronista francese durante un collegamento tv.
Ma è la battaglia di Bakhmut, nuovo epicentro del conflitto, a dire che sul terreno le truppe di Mosca arrancano. La città «è una fortezza», dichiara Evgenij Prigozhin, fondatore del gruppo di mercenari Wagner impegnato sul campo, che all’agenzia di stampa russa Ria Novosti rivela come l’avanzata sia «complicata da centinaia di linee di difesa ucraine». Anche nell’area di Zaporizhzhia i soldati di Kiev hanno colpito le unità nemiche causando «un numero tale di cadaveri da non poter essere portati via», sostengono fonti locali. E nella regione di Lugansk «le forze di difesa conquistano nuove zone», annuncia il governatore in esilio Sergy Gaidai.
Difficoltà che sul fronte interno imbarazzano il presidente Vladimir Putin, mentre si scopre che l’uso dei cellulari avrebbe permesso a Kiev di individuare le postazioni russe annientate in Donbass con decine di vittime e mentre il sito indipendente Mediazona e la Bbc rivelano che sono stati uccisi almeno 538 militari russi obbligati a partire con la “mobilitazione dei 300mila” voluta dal Cremlino a settembre: hanno tutti dai 30 ai 35 anni. Fanno parte degli 80mila inviati in prima linea, come aveva dichiarato il ministro della Difesa Sergeij Shoigu.
Ma le «perdite effettive tra i mobilitati potrebbero essere molto più elevate, poiché molte segnalazioni di soldati morti in Ucraina da ottobre non indicano il loro status», riferisce l’emittente britannica aggiungendo che solo nell’ultima settimana sono morti 46 “coscritti”. Inoltre un’analisi di Mediazona stima che 492mila uomini siano stati arruolati nell’esercito russo da quando Putin ha imposto la “mobilitazione parziale”.
Il clima di scontro arriva anche intorno l’altare. A Vinnytsia, città in tutto e per tutto ucraina nella parte centrale del Paese, l’arciprete Anthony Kovtonyuk della Chiesa ortodossa legata al patriarcato di Mosca è stato accoltellato fra le navate da «uno sconosciuto che gli ha tagliato la gola», spiega la stessa Chiesa ortodossa ucraina. Il sacerdote è in terapia intensiva. Arrestato dalla polizia l’aggressore. Nonostante restino da chiarire i motivi del gesto, la comunità ecclesiale chiede con forza di «non incitare all’odio religioso»