Le proteste a Buenos Aires contro il carovita (Ansa)
L'assalto è avvenuto poche ore dopo l’annuncio del piano di austerità governativo per far fronte alla crisi. Da giorni, però, su Whatsapp, circolavano inviti a saccheggiare gli esercizi commerciali di Sáenz Peña, secondo città del Chaco, la regione più povera dell’Argentina.
Le montagne russe del peso e l’aumento del dollaro, con relativo incremento dei prezzi, hanno creato forte allarme nel Paese. Alimentato dai social, il panico s’è diffuso in particolare nei settori più fragili, come gli abitanti del quartiere Obrero. Nella tarda serata di lunedì (la notte di ieri in Italia), un centinaio di loro ha cercato di saccheggiare il Funcional nuevo impulso. La polizia ha cercato di fermarli. Negli scontri è stato ucciso Ismael Ramírez, di 13 anni. Secondo alcuni testimoni, il ragazzino stava passando nella zona quando è stato colpito. Un altro adolescente, di 14 anni, è stato ferito all’occhio. Nelle ore successive ci sono stati altre due incursioni in altrettanti negozi della città: sei agenti sono stati feriti e 18 persone sono state arrestate. Anche a Buenos Aires ci sono state manifestazioni spontanee contro il pacchetto di austerità che prevede tagli alla spesa e incremento delle tasse sulle esportazioni.
La gente teme le ricadute sociali del piano. Lo stesso governo ha ammesso, nel presentarlo che la crisi farà crescere la povertà mentre l’inflazione supererà il 40 per cento. Data la difficoltà del momento, la Chiesa argentina ha indetto tre giorni di preghiera nella cattedrale di Buenos Aires che si concluderanno oggi. «Vogliamo implorare di darci la forza di far fronte alla situazione come popolo», ha detto il cardinale Mario Poli, arcivescovo della capitale. Ieri, il ministro dell’Economia, Nicolás Diojovne, ha incontrato a Washington, Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale (Fmi) Ieri, il ministro dell’Economia, Nicolás Diojovne, ha incontrato a Washington, Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale (Fmi).
Già a giugno, l’organismo aveva accordato a Buenos Aires un credito da 50 miliardi di dollari. Finora, questa ne ha ricevuto quindici. L’obiettivo di Diojovne – e della ricetta Macri – è quello di ottenere un anticipo dal Fmi per far fronte all’emergenza in corso.