NEWYORK Non lascerà nulla di intentato per demolire Hillary Clinton durante la corsa finale verso la Casa Bianca. Donald Trump è pronto a portare a galla le infedeltà di Bill (che lei avrebbe «reso possibili»), il modo in cui l’ex first lady ha liquidato le amanti del marito («distruggendo la vita di ragazze dell’età di sua figlia») e, naturalmente, l’“emailgate” e la presunta responsabilità dell’ex segretario di Stato nell’attentato terroristico all’ambasciata Usa in Libia, che nel 2012 ha portato alla morte di quattro americani. L’ormai certo candidato repubblicano alle presidenziali statunitensi non ha remore nel presentare alla stampa Usa la sua strategia d’attacco alla rivale democratica. Ma si premura di precisare che «essere semplicemente cattivi non funzionerà» e che, di conseguenza, la sua campagna farà leva sulle debolezze di Hillary e porterà a una sistematica distruzione della sua immagine pubblica. Come faceva notare il
New York Times, però, Hillary Clinton tende a dare il meglio di sé quando è sotto attacco, e lo è stata molte volte negli ultimi decenni. Ma è indubbio che dalla sua capacità di rispondere alle umiliazioni che Trump cercherà di infierirle nei prossimi mesi dipenderanno le sue probabilità di diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti. Hillary ha già cominciato a rafforzare la percezione che di lei hanno gli americani, scommettendo ancora una volta, con qualche rischio, sul marito. Ieri, vigilia delle primarie di oggi in Oregon e Kentucky, l’ex senatrice ha infatti annunciato che gli elettori americani, votando per lei, si ritroveranno con ben due Clinton. Se Hillary arriverà dietro la scrivania dello Studio ovale, affiderà a Bill «l’incarico di rivitalizzare l’economia, perché lui sa come farlo», ha spiegato, alludendo ai successi economici degli otto anni di presidenza del marito, anche se fu sotto la sua amministrazione che vennero poste le basi per la crisi economica scoppiata nel 2007. Anche Bill, durante la sua prima campagna presidenziale, aveva dichiarato che votare per lui significava prendere «due al prezzo di uno», anche se il successivo coinvolgimento dell’allora first lady nella riforma sanitaria si rivelò un fiasco. L’abbinata questa volta rischia anche di evidenziare l’immagine di Hillary come candidato dell’establishment in una stagione di rabbia e malcontento cavalcata da uno sfidante del tutto anticonvenzionale ed esterno al mondo politico. Trump, infatti, ieri ha chiarito che non intende fare marcia indietro sulle sue posizioni più estreme e controverse per essere gradito agli elettori moderati. Il miliardario ha predetto che i rifugiati che stanno entrando ora nel Paese compiranno «un altro 11 settembre », dicendosi convinto che è necessario un attacco terroristico per «svegliare la gente sulla sicurezza dei confini e prenderla seriamente». «Succederanno molte cose brutte – ha detto durante un’intervista radiofonica –. Ci saranno degli attacchi da parte di persone che proprio ora stanno venendo nel nostro Paese, non ho dubbi. Il nostro Paese ha già abbastanza difficoltà, senza lasciare che i siriani arrivino in massa; poi non sappiamo se siano siriani, non sappiamo da dove vengano, non ne abbiamo idea. Potrebbero essere quelli del Daesh. Voglio dire hanno dei telefoni cellulari. Non hanno soldi, non hanno nulla, ma hanno i telefoni cellulari? Chi paga le loro ricariche? Hanno telefoni cellulari con sopra la bandiera del Daesh. E noi dovremmo dire “non è meraviglioso che li stiamo accogliendo?”. Siamo guidati da persone che sono incompetenti, oppure che non hanno a cuore l’interesse del Paese».
© RIPRODUZIONE RISERVATA NELLA BUFERA. Donald Trump è riuscito ancora a far parlare di sé
(Ansa/Ap)