Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari e quello sudafricano Cyril Ramaphosa a Pretoria
A un mese dagli attacchi xenofobi che in Sudafrica hanno preso di mira gli immigrati, attacchi che avevano provocato una crisi diplomatica con la Nigeria, i due giganti dell’economia africana tornano a rasserenare i loro rapporti. L’occasione è arrivata grazie alla visita di due giorni, accuratamente preparata, del presidente nigeriano Muhammadu Buhari a Pretoria, dove ha incontrato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa. I due capi di Stato delle principali economie del continente, tra loro da tempo in competizione, hanno siglato 32 accordi commerciali e di cooperazione, facendo segnare così un nuovo avvio delle loro relazioni.
Gli attacchi xenofobi in Sudafrica, che hanno provocato la morte di dieci persone, avevano preso di mira anche cittadini nigeriani. Gli arresti erano stati oltre 400. In risposta agli attacchi, la Nigeria aveva rimpatriato 600 suoi concittadini e protestato attraverso il suo ambasciatore. Nei giorni successivi, analoghi attacchi si erano registrati in Nigeria contro compagnie sudafricane come il gigante delle telecomunicazioni Mtn e la catena di supermercati Shoprite, che aveva dovuto chiudere tutti i suoi negozi.
Ramaphosa e Buhari si sono detti dispiaciuti per le violenze e si sono impegnati a rafforzare i rapporti commerciali tra i due Paesi, condannando “ogni forma di intolleranza”. Gli accordi bilaterali siglati coprono diversi settori, dal commercio all’industria, dalla scienza alla tecnologia, dalla difesa ad agricoltura ed energia. La Nigeria già ora è uno dei principali partner commerciali del Sudafrica, tanto da rappresentare il 64% del totale dei commerci sudafricani in Africa occidentale.
Al di là degli accordi economici, Buhari ha sottolineato che la violenza contro gli stranieri resta un problema da affrontare. Varie volte negli ultimi anni, nel Paese che ha saputo sconfiggere l’apartheid, gli immigrati sono stati presi di mira. Molti sudafricani danno la colpa agli immigrati, provenienti soprattutto da Nigeria, Mozambico e Zimbabwe, per l'alto tasso di disoccupazione che ha raggiunto il livello record del 29%. Almeno 60 persone restarono uccise nel 2008 nel corso di attacchi contro gli stranieri, altre 7 le vittime nel 2015.