La Turchia continua a bombardare in Siria. Nel mirino i curdi, che pure sono alleati degli Stati Uniti contro i terroristi del Daesh. Inoltre chiede che si ritirino ad est dell'Eufrate, per porre fine alla sua offensiva. Dalla Casa Bianca, alleata della Turchia, trapela però
l'irritazione degli Usa, perché i curdi sono impegnati sul terreno in modo efficace contro il Califfato.
Almeno
40 persone sono rimaste uccise oggi dai raid di Ankara nel nord della Siria controllato dai curdi. Per Ankara si tratta di militanti, ma
secondo
l'Osservatorio siriano per i diritti umani le vittime sono per
la maggior parte civili innocenti. I raid sono arrivati nel quinto giorno dell'operazione "Scudo dell'Eufrate", l'offensiva lanciata dalla Turchia contro
l'Isis e i combattenti curdi dell'Ypg, sostenuti dagli Stati
Uniti e a loro volta in lotta contro i jihadisti.
"
Combatteremo l'Isis e i ribelli curdi con la stessa
determinazione", ha tuonato il presidente
Recep Tayyip Erdogan
da Gaziantep, dove ha reso omaggio alle 54 vittime (curde)
dell'attentato di una settimana fa ad una festa di nozze. Per il presidente i curdi dell'Ypg e i tagliagole islamisti sono sullo stesso piano.
Secondo l'Osservatorio l'attacco di oggi aveva come
obiettivo il
villaggio Jub al-Kousa, 15 chilometri a sud di
Jarablus, l'ex roccaforte dell'Isis riconquistata dalle forze
turche qualche giorno fa. Qui ieri durante un attacco con razzi
da parte dei militanti curdi, è morto il primo soldato turco in
Siria. Molte di più le vittime lasciate sul campo oggi. Almeno
35 civili e 4 militanti curdi secondo la ong siriana che parla
anche di 50 feriti. In un comunicato, Ankara invece rivendica in
una nota ufficiale l'uccisione di 25 membri dell'Ypg nella
stessa zona.
La notte scorsa
quattro razzi sono stati sparati contro
l'aeroporto della città turca di Diyarbakir, nel sudest a
maggioranza curda. I razzi sono finiti su un terreno incolto di
fronte a un posto di polizia davanti alla sala vip. Passeggeri e
personale sono fuggiti all'interno del terminal, non ci sono
stati feriti né danni e i voli non hanno subito variazioni. Il
lancio dei razzi non è stato rivendicato, ma secondo l'agenzia
turca Dogan, i responsabili sono probabilmente ribelli curdi.
Intanto, nel dramma infinito dei profughi di guerra siriani,
a 10.000 di loro oggi è arrivata una buona notizia.
Gli Stati
Uniti completeranno, infatti, domani il loro programma di
ricollocamento avviato l'anno scorso, secondo quanto annunciato
dall'ambasciatore americano in Giordania, Alice Wells. La
diplomatica ha incontrato tre famiglie di rifugiati siriani
prima della loro partenza per San Diego, in California, e
Charlottesville, in Virginia. Il programma, che ha coinvolto
appunto
10.000 profughi, ha privilegiato le vittime di violenze,
i malati ed i bambini.