sabato 1 marzo 2025
Mentre la Russia intensifica gli attacchi aerei, il Paese ostenta compattezza. Dietro le quinte, però, aleggiano gli interrogativi sul futuro del leader: «Costringerlo a farsi da parte o sostenerlo»
Dolore a Kiev durante le commemorazioni per le vittime della guerra

Dolore a Kiev durante le commemorazioni per le vittime della guerra - ANSA

COMMENTA E CONDIVIDI

Appena dopo l’ultimo attacco con 103 droni – quasi mille in una settimana – in tutta l’Ucraina si sono svolte riunioni d’emergenza. «Adesso che si fa? Cosa dobbiamo aspettarci?». Tra catastrofismo e nervi saldi la risposta giunta a Kiev dai vari distretti è stata unanime: «Putin – riferiscono ad Avvenire fonti dirette – intensificherà il fuoco per costringerci a svuotare i magazzini di munizioni, e intanto le forze filorusse ancora presenti nel nostro Paese proveranno a creare disordini per mettere in crisi Zelensky».

La vera domanda è: che ne sarà del presidente? Costringerlo a sacrificarsi per traghettare la guerra verso un’uscita meno indolore possibile, oppure fargli da barriera protettiva per non andare dritti verso lo smembramento dell’Ucraina? Sui social media e nelle interviste, funzionari ucraini e altre personalità di spicco del Paese hanno sostenuto Zelensky, invitando il popolo all’unità. Perfino Petro Poroshenko, il principale rivale politico interno del presidente ucraino, ha richiamato alla calma e affermato che non è il caso di fare un passo indietro. «Non è il momento di criticare Zelensky», ripete, auspicando che la leadership «abbia un piano B». Un appello che in realtà mostra come nel dibattito interno, disillusione e stanchezza non siano marginali. «Il presidente Zelensky ha il coraggio e la forza di difendere ciò che è giusto», ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha. Lontano dalla prima linea molti pensano che il Paese in qualche modo potrà andare avanti nella guerra. Ma chi sta in trincea la vede in un altro modo.

«Ogni giorno contiamo le munizioni e gli uomini – ci scrive dalle trincee di Pokrovsk un sottufficiale che con la sua squadra di dronisti e cecchini frequenta l’intera linea di contatto –. Sappiamo per quanto possiamo reggere, ma senza l’appoggio americano sappiamo anche che Putin a quest’ora sarebbe a Kiev». Poi domanda: «C’è qualcuno che può sostituire gli Usa in termini di tecnologia militare e forniture?».
Per dirla con Andriy, docente universitario che vuole essere citato solo per nome: «Senza le armi fornite dagli Stati Uniti non vinceremo questa guerra e non so cosa succederà». Yaroslav, che a Odessa si nasconde per non venire arruolato e intanto studia Studi in relazioni internazionali, su una cosa non ha dubbi: «Trump ha fatto il gioco di Putin. Zelensky poteva essere forse più furbo, ma non si aspettava un agguato. E ora Washington e Mosca parlano la stessa lingua». Lo sostengono anche i commentatori dei media ucraini. E non è solo un modo di dire.
Fonti della Casa Bianca ieri mattina hanno fatto sapere che oltre agli aiuti diretti (armi ed equipaggiamento), gli Usa potrebbero tagliare il sostegno indiretto. La pace di Zelensky è opposta a quella di Putin, che via via si fa più conforme all’idea di pace di Donald Trump. A tal punto che Mosca riesce a vaticinare le mosse di Washington. Poche ore prima l’ex presidente russo Medvedev, ora vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione, dopo aver insultato Zelensky e omaggiato Trump, auspicava: «Dobbiamo fermare gli aiuti militari alla macchina nazista». Una consonanza di vedute che in Ucraina non è vista solo come una coincidenza.

Da Kharkiv, dove nella notte tra venerdì e sabato un ospedale è stato danneggiato e sette persone sono rimaste ferite, arriva il commento di Ivan, un giovane impegnato nelle iniziative umanitarie. «Alla Casa Bianca sembrava una scena del “Padrino” del ‘72, quando don Vito Corleone minacciava: “Bacia l’anello. Se non lo fai, vattene”. Ed è quello che abbiamo visto». Liudmyla Stetsevych, una residente di Kiev, non dice di essere una sostenitrice di Zelensky e probabilmente non lo è mai stata. Ma ora temere che il suo Paese venga schiacciato dai giochi delle grandi potenze: «Quello che direi è che Trump e Putin si stanno dividendo il mondo".
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: