Perché l'Eritrea è sotto accusa?Esattamente un anno fa, la Commissione di inchiesta Onu sull’Eritrea, istituita nel giugno 2014, pubblicò un rapporto sui diritti umani negati nel Paese africano, raccogliendo testimonianze su esecuzioni extragiudiziarie, schiavitù sessuale e lavoro forzato. Il Consiglio per i diritti umani dell’Onu decise allora di estendere per un altro anno il mandato della Commissione sull’Eritrea, esortandola a continuare le indagini e ad individuare precise responsabilità sugli autori dei crimini. Responsabilità individuate nel rapporto diffuso ieri a Ginevra.
Quali reati sono stati commessi?Secondo il rapporto, crimini contro l’umanità sono stati commessi in Eritrea a partire dal 1991, anno dell’indipendenza. In particolare, si parla di «schiavitù, reclusione, sparizioni forzate, tortura e altri atti disumani come persecuzioni, stupri e omicidi». Dito puntato contro il partito al potere, il Fronte popolare per la democrazia e la giustizia, e i vertici dei servizi di sicurezza.
Chi è Isaias Afewerki?Isaias Afewerki, 70 anni, è finora il primo e unico presidente dell’Eritrea. È in carica dal 1991, anno in cui ha condotto il Fronte di liberazione del popolo eritreo alla vittoria nella trentennale guerra di indipendenza contro l’Etiopia. Oggi è a capo del Fronte popolare per la democrazia e la giustizia (Fpdg), il gruppo al potere e anche unica entità politica riconosciuta nel Paese. Criticato per la mancanza di riforme democratiche, il suo governo ha attuato una vasta repressione del dissenso, vietando anche dal 2001 la stampa privata.
Quali sono i rapporti del Paese con l’Ue?Dopo un lungo (e inefficace) periodo di “silenzio” diplomatico per sottolineare la distanza dalle politiche di Afewerki, circa un anno fa l’Unione Europea ha intavolato trattative con il regime per cercare di forzare una svolta. Sei mesi fa, ha quindi annunciato aiuti per 200 milioni di euro all’Eritrea nei settori dell’energia e della governance. A marzo, però, il Parlamento Europeo ha chiesto alla Commissione Europea di accertarsi che il destinatario del finanziamento sia la popolazione e non il governo locale. Anche l’Italia si era detta pronta a riavviare i rapporti di cooperazione, con un primo stanziamento di circa 2,5 milioni di euro. Il governo italiano è anche promotore del cosiddetto «Processo di Khartum», un piano di cooperazione tra Paesi dell’Ue e del Corno d’Africa per prevenire la tratta di esseri umani.