Il vaccino contro la malaria ormai è realtà - Reuters
Non ha ancora ottenuto il via libera definitivo dall’Oms, ma il nuovo vaccino contro la malaria sembra già la svolta che mancava per risultati efficaci contro il vero “big-killer” di molti Paesi, soprattutto africani. Se infatti il primo vaccino della storia, approvato nel 2021, ha un’efficacia del 56%, il nuovo R21, sviluppato dall’Università di Oxford e prodotto dal Serum Institute of India, funziona nel 77% dei casi a 12 mesi di follow up, peraltro ad un costo molto contenuto che non dovrebbe superare i 3 dollari. Non è un caso che, per prenotarlo, ci sia già la fila. Ghana e Nigeria non hanno nemmeno voluto aspettare l’approvazione dell’Oms: i loro enti regolatori hanno già dato un sì provvisorio, mentre almeno altri dieci Paesi del continente nero, tra cui Kenya e Tanzania, stanno analizzando i dati dei trial per dare, anche loro, un primo via libera.
Le dosi disponibili quest’anno dovrebbero essere solo 20 milioni (sufficienti per 5 milioni di persone, visto che ne servono quattro per essere protetti), ma la produzione dovrebbe successivamente decuplicare. Contatti sono in corso con l’azienda Dek Vaccines proprio in Ghana, per consentire la futura produzione anche in Africa. Nella Giornata mondiale della malaria, che ricorre oggi, gli infettivologi esultano per la probabile drastica riduzione della mortalità. Dopo un costante calo delle infezioni, che ha visto passare l'incidenza della malaria nella popolazione a rischio da 82 casi per mille abitanti del 2000 a 57 nel 2019, la pandemia di Covid ha causato un brusco aumento delle infezioni. In numeri assoluti, si è passati dai 232 milioni di casi del 2019 ai 247 milioni del 2021, il 95% dei quali in Africa. Per quel che concerne i decessi, erano stati 568mila nel 2019 e hanno raggiunto i 619mila nel 2021, tre quarti dei quali sono bambini sotto i cinque anni.
Secondo le stime dell'Oms, tra il 2020 e il 2021 almeno 63mila decessi sono riconducibili all'impatto del Covid-19 sui servizi di contrasto alla malaria. Da qui l’importanza di un vaccino davvero efficace. Secondo la Gavi Alliance - Global Alliance for Vaccines and Immunisation, ente di cooperazione mondiale tra soggetti pubblici e privati -, se l'Oms dovesse raccomandare un uso più ampio del vaccino, «Gavi e Unicef potrebbero iniziare a finanziare e procurare subito le dosi»: cruciale che «il Serum Institute rispetti gli impegni pubblici di mantenere il costo del vaccino a 3 dollari o meno, per consentire a più persone di essere protette».
L’Organizzazione mondiale della sanità ha ricevuto il dosser finale con i dati sul nuovo vaccino la scorsa settimana e inizierà ora la sua revisione, per la quale potrebbero occorrere alcuni mesi. Grande attesa anche da parte delle Ong che operano ogni giorno sul campo per il diritto alla salute. «Qui a Lui, in Sud Sudan, la malaria colpisce tutti, indistintamente. Ora, in ospedale, per esempio, ci sono tre malati che hanno più di 70 anni. Ma più di tutto colpisce i bambini piccoli, le donne in gravidanza e gli immunodepressi, a causa di altre patologie – sottolinea il dottor Stefano D’Aquino, impegnato nel Paese africano con il team di Medici con l’Africa Cuamm -. Nelle settimane scorse, è arrivato John. Pochi mesi, malaria cerebrale, già in stato comatoso. Non prendeva più il latte dalla sua mamma ed era disidratato e anemico. Abbiamo subito fatto la terapia per la malaria cerebrale, che consiste nel vecchio chinino in infusione endovenosa e l’abbiamo trasfuso. Si è ripreso e ha ricominciato a mangiare a deglutire». Una storia a lieto fine, che il nuovo vaccino potrebbe presto moltiplicare.