Il giornalista Daniel Pearl, fotografato dai rapitori cinque giorni dopo il sequestro avvenuto a Karachi in Pakistan il 23 gennaio del 2002 - Ansa
Un tribunale pachistano ha annullato la condanna a morte del militante di origine britanniche, Ahmed Omar Saeed Sheikh, giudicato colpevole per l'uccisione del giornalista americano Daniel Pearl, avvenuto nel 2002. L'avvocato di Sheikh, Khawja Naveed, ha detto che la condanna dell'imputato è stata commutata a sette anni di reclusione, già scontati in quanto è in carcere dal 2002.
L'imputato dovrebbe essere rimesso in libertà anche se il tribunale non ha ancora deciso in merito. Pearl, 38 anni, era il corrispondente del Wall Street Journal, a capo dell'ufficio del sud dell'Asia, quando fu rapito a Karachi il 23 gennaio del 2002, mentre conduceva un'inchiesta sui fondamentalisti islamici, e decapitato 9 giorni dopo. Un video che mostrava la sua decapitazione fu fatto arrivare al consolato americano un mese dopo la sua uccisione. Sheikh venne arrestato nel 2002 e condannato a morte da un tribunale dell'antiterrorismo, mentre altri tre imputati per l'omicidio sono stati condannati all'ergastolo.
Nel gennaio del 2011, un rapporto della Georgetown University, a seguito di un'indagine sull'uccisione di Pearl, ha fatto rivelazioni agghiaccianti, sostenendo che per la sua morte erano stati condannati gli uomini sbagliati. L'inchiesta, condotta dall'amico ed ex collega di Pearl, Asra Nomani, professore della Georgetown, affermava che il giornalista venne ucciso da Khalid Sheikh Mohammed, la presunta mente degli attacchi dell'11 settembre 2001, e non da Sheikh. Mohammed - noto con il nome di KSM - fu arrestato in Pakistan nel 2003 ed è attualmente detenuto a Guantanamo Bay. Uno psicologo americano che ha intervistato Mohammed ha detto che il prigioniero gli confessò di aver decapitato Pearl.