venerdì 9 ottobre 2020
Con padre Gigi è stato liberato anche un altro italiano, Nicola Chiacchio. Ad attenderli a Ciampino c'erano il premier Conte e il ministro degli Esteri Di Maio. Al Qaeda dietro il rapimento
Padre Maccalli è rientrato in Italia

Ansa

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L'aereo con a bordo padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio, i due connazionali liberati giovedì in Mali, è atterrato alle 14 all'aeroporto di Ciampino a Roma. Ad accogliere i due italiani c'erano il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

"Questo pomeriggio sono finalmente rientrati in Italia padre Pierluigi Maccalli e Nicola Chiacchio - scrive su Facebook il premier -: li ho accolti in aeroporto, insieme al ministro Luigi Di Maio, anticipandogli la gioia della intera comunità nazionale. Ora potranno riabbracciare i propri cari dopo il lungo periodo trascorso in mano ai terroristi. Una bella giornata per l'Italia".

Anche "il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - si legge in una nota del Quirinale -, ha espresso la sua soddisfazione per la liberazione di Padre Pierluigi Maccalli e di Nicola Chiacchio, e ha manifestato il suo apprezzamento al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e agli organismi di sicurezza dello Stato che si sono adoperati per la positiva conclusione della vicenda".

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La sorella: la speranza non è mai venuta meno

“Viviamo un’immensa gioia e una grande felicità. Dopo tanto tempo di attesa finalmente lo posso riabbracciare” ha detto Clementina Maccalli, la sorella di padre Maccalli, in un’intervista a InBlu Radio.

“La sua missione – ha aggiunto Clementina – è portare il Vangelo dove ancora non è conosciuto. Quando lo vedrò non gli dirò alcuna parola ma lo abbraccerò forte. E un abbraccio vuole dire tanto”. “La speranza – ha proseguito la sorella di padre Maccalli ai microfoni di InBlu Radio – non è mai venuta meno. Abbiamo tanto fede e questa ci ha aiutato. Lo aspettano tutti e in tanti ma non solo in Italia. Coloro che lo hanno conosciuto sono tutti felici”.

La gioia di monsignor Lompo (Niamey)

"Un grande grazie per questa bellissima notizia. Noi sacerdoti, religiosi e religiose e delegati laici della diocesi di Niamey siamo riuniti nell’assemblea di inizio anno pastorale. Tutto sta andando tutto bene e questa mattina siamo tutti felici di apprendere della liberazione di nostro fratello Gigi" ha dichiarato monsignor Laurent Lompo, vescovo di Niamey, dopo la liberazione in Mali di padre Pier Luigi Maccalli in Mali. Il religioso, quando è stato rapito due anni fa (17 settembre 2018) in Niger, era nella sua missione a Bomoanga, proprio nella diocesi di Niamey. “Ieri – prosegue il presule – abbiamo parlato molto di lui per sempre attraverso la testimonianza dei fedeli che sono a Bomoanga. Ringrazio tutti coloro che hanno aiutato a liberare questi ostaggi”.

Gianotti (Crema): incoraggiamento per chi testimonia il Vangelo in situazioni difficili

“Con gioia grandissima, al suono festoso delle campane della cattedrale, della sua parrocchia di Madignano e di tante chiese delle diocesi di Crema, abbiamo accolto nella serata di giovedì 8 ottobre 2020 la notizia della liberazione, avvenuta in Mali, di padre Gigi Maccalli e di altri ostaggi che ne condividevano la prigionia: una prigionia durata, per lui, quasi venticinque mesi, da quel 17 settembre 2018 che ne ha visto il rapimento nella sua parrocchia di Bomoanga, in Niger”. Lo ha affermato il vescovo di Crema, monsignor Daniele Gianotti, in un comunicato, diffuso sul sito della diocesi di Crema.

“La gioia di tutta la diocesi di Crema si unisce a quella dei familiari di padre Gigi – e specialmente della sorella Clementina e dei fratelli padre Walter e Angelo –, dei confratelli missionari della Società delle Missioni Africane, della diocesi di Niamey, dei tanti amici che in questi lunghi mesi hanno condiviso l’apprensione, le speranze, la preghiera e l’attesa – prosegue il presule -. Stiamo vivendo l’Ottobre missionario: vorrei leggere in questa liberazione un segno di fiducia e di incoraggiamento per tutti quelli e quelle che testimoniano il Vangelo di Gesù nelle situazioni più esposte e difficili”. Di qui l’auspicio: “La liberazione di padre Gigi rafforzi la nostra fiducia nella preghiera insistente e instancabile” e “aiuti tutti noi discepoli di Gesù a dare buona testimonianza di Lui, prima di tutto con la vita evangelica e con la stessa dedizione di padre Gigi nel riconoscere e far crescere nel mondo segni di risurrezione e di vita”.

Il vescovo si augura che “la liberazione di padre Gigi sia un segno promettente di speranza per quanti altri sono prigionieri per la loro fede e la loro lotta per la verità, la giustizia e la riconciliazione; e sia seme di pace e fiducia per il Niger da lui tanto amato, e per tutta l’Africa. Interceda per noi il ‘nostro’ missionario martire, il beato Alfredo Cremonesi”.

Tasca (Genova): "grande gioia" per "evento atteso da oltre due anni"

"Esprimo la mia grande gioia, insieme all’intera comunità diocesana genovese, per la notizia della liberazione di Padre Pier Luigi Maccalli. Ringraziamo il Signore per questo evento atteso da oltre due anni, durante i quali ci siamo uniti nella quotidiana preghiera per la salvezza del caro missionario" scrive in una nota l'arcivescovo di Genova, Marco Tasca.

"Ringraziamo tutte le persone che in diversi modi e con diverse responsabilità si sono adoperate per la sua liberazione Condividiamo la nostra gioia con i fratelli e la sorella di Padre Pier Luigi: Walter, anch’egli missionario SMA, Angelo e Clementina; pensiamo a quanta apprensione abbiano dovuto sopportare per il rapimento del loro fratello! Condividiamo la gioia degli appartenenti alla Società Missioni Africane, del loro Generale Padre Antonio Porcellato ed in particolare dei confratelli missionari presenti a Genova, dalla cui comunità Padre Maccalli è partito anni fa per la sua missione africana. Questo giorno, carico di commozione, ci offre l’opportunità di sentirci ancor più vicini al mondo missionario, sacerdoti, religiose e laici che con grande generosità e coraggio pongono la loro vita a servizio del Vangelo".

La prima foto di padre Maccalli e degli altri liberati

https://www.missioniafricane.it/

Ecco la prima foto di padre Luigi Maccalli libero. L’ha pubblicata stamattina il sito maliano Maliweb.net. Padre Gigi è l’ultimo in basso a destra. Lo stesso sito - come riporta il sito della Società Missioni Africane - rivela da fonti ufficiali che la liberazione sarebbe già avvenuta martedì 6 ottobre. Gli ostaggi sarebbero stati trattenuti dalle autorità maliane nella città del nord del Mali, a Tessalit.

Il politico maliano Soumaïla Cissé, capofila dell’opposiziome, era arrivato già ieri sera a Bamako, capitale del Paese, accolto dai suoi sostenitori.

Africa. Liberati in Mali padre Maccalli e Nicola Chiacchio

Del rapimento di Nicola Chiacchio,anche lui finalmente libero, non si sapeva quasi nulla.

La svolta con il cambio di regime in Mali

La svolta che ha consentito di arrivare alla liberazione di padre Maccalli e di Chiacchio - alla quale hanno lavorato attivamente l'Aise, il servizio segreto esterno, e la Dgse, l'intelligence maliana - sarebbe arrivata il 18 agosto, quando è stato deposto il presidente Ibrahim Boubaka Keita e si è insediata la giunta militare capeggiata dal colonnello Goita.

Quel passaggio, affermano qualificate fonti d'intelligence, avrebbe consentito di aprire una nuova fase che ha visto il coinvolgimento di influenti personalità locali come l'ex deputato del resemblement del Mali, Mohammed Ag Bibi, per pacificare la regione. Non solo: il cambio di strategia politica dei nuovi leader, che ha visto il coinvolgimento delle minoranze della regione del nord del Mali nel governo di transizione, ha dato rilievo e visibilità alle stesse minoranze, prima escluse.

Un passaggio che ha portato come primo risultato alla liberazione di Soumalia Cisse, un noto esponente dell'opposizione che per tre volte era arrivato secondo alle elezioni caratterizzate però molto probabilmente da brogli a favore dell'ex presidente Boubaka Keita.

Il secondo risultato, invece, è stata la liberazione dei due italiani - Maccalli rapito in Niger il 18 settembre del 2018, Chiacchio sequestrato in Mali il 4 febbraio del 2019 - e di un terzo ostaggio, la francese Sophie Petronin, rapita quattro anni fa.

Rapimento gestito da tre gruppi jihadisti legato ad Al Qaeda​

"Siamo stati gestiti da tre gruppi, tutti appartenenti alla galassia jihadista legata ad Al Qaeda. Il primo è stato quello dei pastori fulani, il secondo composto da soggetti di origine araba e il terzo da tuareg".

È quanto raccontato da padre Pierluigi Maccalli e Nicola Chiacchio, parlando con i pm Sergio Colaiocco e Francesco Dall'Olio, coordinati dal procuratore Michele Prestipino, in una caserma del Ros "Siamo stati sottoposti a lunghi spostamenti che duravano giorni, anche su moto e barche, attraversando il Burkina Faso per arrivare fino in Mali. Siamo stati tenuti insieme dal marzo del 2019 fino alla liberazione".

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