L’intervento del primo ministro italiano Giuseppe Conte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York (Ansa)
Di fronte alla porta chiusa da Donald Trump alle intese internazionali e alla logica di cooperazione globale che fa da fondamento alle Nazioni Unite, Giuseppe Conte ribadisce il «sì» italiano al multilateralismo. Ma dall’Assemblea generale Onu, dove ha parlato per la prima volta, il premier italiano invoca un multilateralismo «efficace», teso al mantenimento della sicurezza, al rispetto dei diritti umani e alla condivisione delle responsabilità, ma capace anche di rispettare i bisogni di sovranità di un popolo. «Quando qualcuno ci accusa di sovranismo e populismo amo sempre ricordare che sovranità e popolo sono richiamati dall’articolo 1 della Costituzione italiana, ed è esattamente in quella previsione che interpreto il concetto di sovranità e l’esercizio della stessa da parte del popolo», ha detto Conte.
Una posizione che secondo il presidente del Consiglio, per l’Italia si declina soprattutto nella sfida quotidiana e «immane posta dalle gravi e prolungate crisi nell’area euro-mediterranea, inclusi i flussi migratori», che il Belpaese affronta troppo spesso da solo. «Da anni l’Italia è impegnata in operazioni di soccorso e salvataggio nel Mar Mediterraneo ed ha sottratto così alla morte decine di migliaia di persone – ha ricordato –, spesso da sola, come è stato più volte riconosciuto dalle stesse istituzioni europee allorché hanno affermato che l’Italia aveva salvato l’onore dell’Europa». È una sfida che invece a parere di Conte deve essere raccolta «in una logica di partenariato tra Paesi di origine, transito e destinazione dei flussi, che tenga conto dell’esigenza prioritaria di garantire la dignità delle persone, ma anche con la ferma determinazione di combattere chi questa dignità e la stessa esistenza calpesta con il traffico di esseri umani». In quest’ottica il capo del governo italiano ha ribadito il suo sostegno per il Global compact su migrazioni e rifugiati, l’intesa internazionale che il presidente americano ha respinto il giorno prima, e la candidatura dell’Italia al Consiglio Diritti umani, dai quali, pure, gli Stati Uniti si sono ritirati.
L’intervento del presidente del Consiglio conferma dunque la tradizionale posizione dell’Italia all’interno della comunità internazionale e nei confronti delle Nazioni Unite e evidenzia la sua ricerca di sicurezza, difesa della pace, promozione dello sviluppo e dei diritti umani come «obiettivi che condividiamo e vogliamo continuare a perseguire con coraggio e convinzione, dal piano nazionale a quello globale».
Si colloca in quest’ottica l’incontro bilaterale avuto ieri da Conte con il presidente iraniano Hassan Rohani a margine del dibattito d’apertura dell’Assemblea Generale, durante il quale il premier, stando al leader di Teheran, ha espresso «il suo sostegno personale e del popolo italiano all’accordo sul nucleare» messo a rischio dal ritiro degli Stati Uniti di Trump, ma sostenuto dai Paesi europei. «L’Italia è il nostro primo partner commerciale nell’Unione Europea – ha dichiarato infatti al termine Rohani – e la relazione è molto buona». E si capisce anche la conferma dell’impegno italiano in Libia, sulla quale il nostro Paese ospiterà una Conferenza in Sicilia nella speranza di arrivare a un percorso politico che stabilizzi il Paese.
Un iter che, ha spiegato ieri Conte, «sarà fondato sul più ampio coinvolgimento degli stessi attori libici, che restano i padroni del loro destino». Una prova, questa, dell’adesione italiana alla logica della promozione del dialogo e dell’inclusività nei contesti politici di crisi, compresa la Siria, dove il presidente del Consiglio ha messo in evidenza i chiari limiti dell’azione militare e sottolineato il dovere di sostenere l’azione dell’Onu. L’idea di multilateralismo efficace proposta dal premier si articola anche nell’auspicio di Roma che nei Paesi poveri, soprattutto nel continente africano, «la logica dell’assistenza sia superata in una prospettiva di mutua responsabilità e di partenariato, affinché ciascuno faccia la sua parte al meglio delle sue possibilità e capacità».
L’impegno italiano a mantenere il suo impegno sul fronte internazionale, anche sul fronte finanziario e delle operazioni di peacekeeping, passa però attraverso una migliore rappresentazione di tutti i Paesi all’interno dell’Onu, da raggiungere tramite una riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per il quale l’Italia sostiene da anni l’aumento dei seggi non permanenti e, ha concluso Conte, «continuerà a impegnarsi a fondo, dialogando con tutti gli Stati membri».