Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York (Ansa)
«L’uso di armi atomiche dovrebbe essere impensabile, invece oggi l’ansia globale per una deflagrazione nucleare è al livello più alto dalla fine della Guerra fredda». Il monito lanciato dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ai 193 membri dell’Assemblea generale ha echeggiato ieri al Palazzo di Vetro dove sta per essere ratificato il primo bando alle armi atomiche della storia. Il trattato compie il passo radicale di dichiarare illegali gli arsenali nucleari alla stregua di quelli biologici e chimici, delle mine e delle bombe a grappolo, ed è stato aperto ieri a New York alla firma degli Stati. Già entro questa settimana si prevedono 53 adesioni e quindi l’automatica entrata in vigore con il superamento della soglia delle 50 sottoscrizioni.
Il 7 luglio del resto ben 122 Paesi avevano approvato il testo, che proibisce a livello globale l’uso, la minaccia di utilizzo, la sperimentazione, lo sviluppo, la produzione, il possesso, il trasferimento e lo stazionamento in un Paese diverso delle armi nucleari. La sua premessa fondamentale è il riconoscimento delle «conseguenze umanitarie catastrofiche che deriverebbero da qualsiasi uso di armi nucleari», così come l’intesa che la loro completa eliminazione «rimane l’unico modo per garantire che non siano mai usate».
Una mossa coraggiosa radicata nel diritto umanitario a detta di Elayne Whyte Gomez, presidente della conferenza Onu che ha elaborato il bando. Una scelta ingenua, secondo le nove nazioni (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Cina, Francia, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele) che si spartiscono le 15mila bombe e testate nucleari presenti sul pianeta, e secondo i loro alleati, Italia compresa, che hanno in larga maggioranza boicottato i negoziati della commissione e evitato un voto sul testo finale.
Questo rifiuto è stato ribadito ieri stesso in via ufficiale dalla Nato, che ha bocciato il trattato perché «ignora la realtà della sicurezza internazionale, non sarà efficace, non ridurrà gli arsenali nucleari e non contribuirà alla pace e alla stabilità internazionale».
L’Alleanza Atlantica fa riferimento alla Corea del Nord come grave minaccia da affrontare con la deterrenza. Ma è proprio il no al traballante compromesso dell’equilibrio del terrore la radice dell’intesa elaborata nel corso di quasi un anno dalla maggioranza delle nazioni mondiali e sostenuta da innumerevoli associazioni del privato sociale, che hanno lanciato ieri una serie di iniziative per ampliare l’adesione al trattato. La Rete Italiana per il Disarmo e la Campagna Senzatomica hanno ad esempio avviato un’azione di pressione sul governo italiano dal titolo “Italia Ripensaci!”.
«Il mese scorso in Giappone, alle cerimonie in ricordo dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki cui ho partecipato, si respirava un entusiasmo nuovo – ha commentato Lisa Clark di Rete Italiana per il Disarmo e co-presidente dell’International Peace Bureau –. Peccato che il governo giapponese, così come quello italiano, abbia deciso di non firmare il Nuclear Ban Treaty».
Lo strumento scelto dalle campagne italiane per il disarmo nucleare è la “sottoscrizione simbolica” del trattato da parte di cittadini ed enti locali, per sottolineare che la recente ripresa della proliferazione nucleare rende il divieto degli ordigni atomici un passo non più rimandabile.