Per la prima volta in Olanda un uomo di 48 anni, Dennis van E., si trova in custodia cautelare con l’accusa di omicidio per aver messo talmente sotto pressione la sua compagna, incinta di 8 mesi, da indurla ad abortire. La donna, Patricia dos Santos, 29 anni, brasiliana, è deceduta per aver assunto una dose eccessiva di pillole per abortire, insieme ad alcol e droga. Accanto al suo corpo, quello senza vita del neonato.
All’udienza preliminare, l’avvocato della difesa ha dichiarato che a causa di una malattia venerea contratta quando in passato faceva la prostituta, era stata la stessa donna a prendere quella drammatica decisione dopo vari tentativi precedenti andati a vuoto, come testimonierebbero centinaia di messaggi con l’imputato.
A questo punto però la sorpresa: il pubblico ministero ha dichiarato di aver tratto altre conclusioni da quei messaggi. Sottolineando che in alcuni si coglieva il desiderio della donna di tenere la creatura che portava in grembo mentre l’uomo (peraltro con una posizione professionale di rilievo), l’aveva influenzata psicologicamente convincendola in ogni modo a liberarsene. Oltre tutto affermando che lui non voleva assolutamente un maschio ma una femmina e che, «se non avesse abortito subito, l’avrebbe lasciata».
L’ultimo messaggio si concludeva con «allora datti da fare, ragazza!». Dopo quelle parole si è consumata la tragedia. Da qui l’accusa dell’uomo di essere il presunto responsabile della morte della compagna per «l’induzione all’aborto».