sabato 22 giugno 2024
Dal carcere, Narges Mohammadi accusa il regime degli ayatollah. La Corte Suprema dispone il riesame del caso di Toomaj Salehi, sostenitore delle proteste contro il governo
L'immagine della Nobel Narges Mohammad proiettata sulla facciata dell'hotel che ha ospitato la cena di gala a Oslo per la consegna del premio nel 2023

L'immagine della Nobel Narges Mohammad proiettata sulla facciata dell'hotel che ha ospitato la cena di gala a Oslo per la consegna del premio nel 2023 - Ansa

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Non può parlare pubblicamente, ma non vuole tacere. La vincitrice del Premio Nobel per la pace, l'attivista in carcere a Teheran Narges Mohammadi, ha definito «illegali» le elezioni presidenziali anticipate che si terranno venerdì prossimo, il 28 giugno in Iran. La sua denuncia, fatta filtrare dal carcere dove si trova, arriva pochi giorni dopo che un tribunale l'ha condannata a un altro anno di prigione per aver invitato al boicottaggio delle parlamentari di marzo. «Non parteciperò alle elezioni illegali del governo dell'oppressiva e illegittima Repubblica islamica», sono le parole di Mohammadi trasmesse dalla sua famiglia.

«Come possono da una parte impugnare la spada, la forca, le armi e le carceri contro il popolo e dall'altra l'urna elettorale e chiamarle falsamente elezioni?», si chiede l'attivista 52enne, il cui marito e i due figli sono esuli in Francia. La Nobel per la pace ha affermato che l'obiettivo delle elezioni è «consolidare il potere e la tirannia» di un «regime che crede nella repressione, nel terrore e nella violenza per rimanere al potere». «Queste elezioni non daranno legittimità alla Repubblica islamica», ha aggiunto.
Mohammadi è stata condannata sei volte dal 2021 a un totale di 13 anni e tre mesi di carcere e 154 frustate.

L'ultima sentenza è stata emessa martedì, quando è stata condannata a un altro anno per aver chiesto, tra le altre accuse, il boicottaggio delle elezioni parlamentari di marzo, vinte dagli ultraconservatori ma sullo sfondo della più bassa affluenza (41%) della storia della Repubblica islamica. Sono sei i candidati in lizza per la presidenza del Paese, tra cui il favorito Mohamad Baqer Ghalibaf, presidente del Parlamento, l'ultraconservatore Saeed Jalili e il riformista Masoud Pezeshkian.

Annullata la condanna a morte del rapper che sostiene la protesta

La Corte Suprema iraniana ha annullato la condanna a morte del rapper Toomaj Salehi, sostenitore delle proteste democratiche, che era stato giudicato colpevole di «corruzione» per i testi delle sue canzoni. L'avvocato Amir Raisian ha detto che, secondo la sezione 39 della Corte Suprema, il caso sarà rinviato a un altro tribunale per un riesame. «La Corte Suprema ha anche annunciato che la precedente condanna a sei anni e tre mesi di carcere di Salehi non era stata legale, a causa dell'esistenza di altre sentenze», ha aggiunto Raisian sul suo account X.

Salehi è stato imprigionato e condannato a morte con l'accusa di «corruzione», per il suo sostegno al movimento "Donna, vita e libertà" e per le sue canzoni, che criticano apertamente il sistema della Repubblica islamica.

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