Elefanti africani - Ansa
La Namibia vende 170 dei 28.000 elefanti presenti sul suo territorio, sempre più minacciato dalla desertificazione e sempre meno in grado di garantire sostentamento ai grandi erbivori. L'annuncio è comparso sul quotidiano statale New Era. Il ministero dell'Ambiente, Pohamba Shifeta, spiega che la vendita si è resa necessaria "a causa della siccità e della crescita del loro numero, accanto a casi di conflitto con gli esseri umani" e aggiunge che la misura è stata scelta dopo le critiche all'abbattimento di un certo numero di animali.
Gli elefanti, spiega l'annuncio, saranno venduti all'asta in branchi già costituiti per preservarne la struttura esistente, giovani esemplari compresi. Gli acquirenti dovranno offrire garanzie di rispetto della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites). La Namibia non è nuova a queste vendite: lo scorso ottobre ha offerto al miglior offerente 100 bufali selvatici, mentre lo scorso anno aveva annunciato la vendita di 600 bufali, 150 antilopi, 60 giraffe e 28 elefanti.
Al momento dell'indipendenza della Namibia, nel 1990, il numero degli elefanti era sceso a circa 5mila, ma si è ripreso dopo il lancio di un programma di protezione lodato in tutto il mondo. Nel resto dell'Africa negli ultimi decenni la popolazione degli elefanti tende a diminuire, soprattutto a causa del bracconieri che li cacciano per appropriarsi del prezioso avorio delle zanne. Stando ai dati del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, all'inizio del Novecento in Africa c'erano dieci milioni di elefanti: oggi sono meno di mezzo milione.
I Paesi dove vivono più elefanti sono quelli dell'Africa meridionale: il Botswana, in particolare, ha circa 125mila esemplari. Nel 2018 alcuni di questi, tra cui Botswana, Namibia e Zimbabwe, hanno chiesto alla Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione di poter vendere l'avorio che hanno confiscato ai bracconieri e immagazzinato, ma la richiesta è stata respinta. La prassi più comune prevede che le zanne vengano bruciate, in scenografici roghi di avorio, proprio per allontanare le mire del commercio clandestino.