Il monastero trappista di Nuestra Señora de los Andes
L'irruzione è avvenuta in pieno giorno, poco dopo pranzo. Mercoledì – ma la notizia è stata diffusa solo nella notte tra giovedì e ieri – un commando di uomini armati e incappucciati ha assaltato il monastero trappista di Nuestra Señora de los Andes. La struttura è situata in un luogo impervio, fra le gole dei monti tra Canagua e Vigía, nello Stato occidentale di Mérida. È un’oasi di silenzio e preghiera, in cui venezuelani da tutto il Paese si recano per trascorrere qualche giorno in ritiro. Al momento della rapina, c’erano trenta persone, tra religiosi e ospiti.
Uno dopo l’altro sono stati malmenati, imbavagliati, legati con nastro adesivo e derubati. Poi, sono stati rinchiusi nelle celle mentre i banditi rovistavano dappertutto, portando via qualunque cosa trovassero, dai computer ai mobili, ai sacchi di caffé prodotto dai frati. La trentina di persone è rimasta in ostaggio dei malviventi per diverse ore, senza che la polizia della zona intervenisse, nonostante le numerose richieste di aiuto. Gli agenti hanno detto di non aver potuto raggiungere il monastero poiché non hanno mezzi di trasporto. Alla fine, alcuni privati – avvertiti da Nuestra Señora de los Andes – sono andati a prenderli e li hanno portati sul posto. La rapina, al di là degli aspetti grotteschi, mette in luce il dramma venezuelano, in cui la feroce recessione ha fatto schizzare alle stelle il livello di criminalità. Con 92 omicidi ogni 100mila abitanti – secondo l’Osservatorio sulla criminalità –, il Paese ha ottenuto il tragico secondo posto dei più violenti al mondo, dopo El Salvador.
Il governo del presidente Nicolás Maduro, però, da parte sua nega l’emergenza. I dati ufficiali parlano di 51 assassini ogni centomila abitanti. La stessa crisi – con conseguente assenza di beni primari, dalle medicine al cibo – sarebbe la conseguenza dell’accaparramento di risorse da parte dell’oligarchia.