lunedì 20 novembre 2023
Al ballottaggio ha battuto di 12 punti il candidato peronista progressista Sergio Massa. «Oggi inizia la fine della decadenza argentina»
Il nuovo presidente dell'Argentina, Javier Milei, celebra la vittoria con la sorella Karina

Il nuovo presidente dell'Argentina, Javier Milei, celebra la vittoria con la sorella Karina - Ansa

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L'ultraliberista di destra Javier Milei è stato eletto presidente dell'Argentina. Con il 99,26% dei voti scrutinati, Milei, ha ottenuto il 55,69% dei consensi, quasi 12 punti in più del rivale al ballottaggio, il peronista Sergio Massa, che ha totalizzato il 44,31%. Milei ha trionfato soprattutto nell'entroterra del Paese, in particolare nelle province di Mendoza, dove ha avuto il 71% dei voti, e Córdoba, dove ha preso il 74,14%, ottenendo una vittoria superiore alle previsioni dei sondaggi.

Obbligato a tessere un'alleanza strategica con il centrodestra dell'ex presidente Mauricio Macri in vista del ballottaggio, il candidato ultraliberista ha moderato nelle ultime settimane molte delle sue proposte più controverse abbandonando anche l'immagine iconica dei primi comizi che lo vedeva sempre imbracciare una motosega.

Milei è contrario all'aborto, è favorevole alle armi, ha giurato di tagliare i legami con i principali partner commerciali dell'Argentina, Cina e Brasile, ha messo in dubbio il bilancio delle vittime della brutale dittatura argentina e sostiene che gli esseri umani non sono responsabili del cambiamento climatico. Aveva anche attaccato il Papa con una raffica di epiteti feroci e brutali in per i suoi richiami alla giustizia sociale e al dovere di prendersi cura dei più fragili. In vista delle elezioni si era però scusato pubblicamente: «Era un altro contesto e non ero in politica. Non ho problemi ad ammettere che ho sbagliato».

«Oggi inizia la fine della decadenza argentina - ha detto il presidente eletto nel suo primo discorso -. Iniziamo la ricostruzione e a voltare la pagina della nostra storia. Riprendiamo il cammino che non avremmo mai dovuto perdere. Finisce il modello dello Stato che impoverisce e benedice solo alcuni mentre la maggioranza soffre. È una notte storica, torniamo ad abbracciare l'idea della libertà».

Milei assumerà il suo mandato il 10 dicembre, nel quarantesimo anniversario della democrazia dall'ultima dittatura militare. «La situazione è drammatica, non c'è spazio per la gradualità, per le mezze misure», ha indicato il vincitore, elencando l'inflazione, la povertà, la miseria e l'insicurezza come le sfide più urgenti. «L'Argentina ha un futuro ed è liberale», ha poi osservato promettendo che, tra 35 anni, il Paese sarà «una potenza mondiale».

«Oggi si conclude una tappa della mia vita politica», ha dichiarato il candidato del partito di governo alla presidenza dell'Argentina, Sergio Massa, dopo aver ammesso la sconfitta nelle elezioni contro l'ultraliberale Javier Milei. «La vita mi porterà sicuramente altri compiti e responsabilità, ma sappiate che potrete sempre contare su di me per difendere i valori del lavoro, dell'istruzione pubblica, dell'industria nazionale e del federalismo come valori fondamentali dell'Argentina», ha detto il candidato peronista che, in qualità di ministro dell'Economia, dovrà ora affrontare parte della transizione con il nuovo governo.

Chi è Milei: bambino abusato, polemista tv, neopresidente antisistema

Economista antisistema che si autodefinisce libertario, spesso paragonato a Donald Trump e Jair Bolsonaro, Javier Milei è riuscito a capitalizzare il voto di protesta e il malcontento verso gli ultimi due governi.

Nativo di Buenos Aires, rappresenta i colori di La Libertad Avanza (La Libertà va avanti), un gruppo che ha messo insieme più componenti radicali della destra argentina, in contrasto con le altre due importanti forze politiche del macrismo e peronismo-kirchnerista, protagoniste della cosiddetta "spaccatura" interna negli ultimi 20 anni.

Milei è nato in una famiglia umile - padre autista di autobus e madre casalinga - di origine italiana, che lo ha fatto crescere nel quartiere di Villa Devoto, dove ha completato gli studi secondari presso la Scuola Cardenal Copello. In seguito si è trasferito con la famiglia nella città di Sa'enz Pena, nella provincia di Buenos Aires.

Tra le persone più commosse per il trionfo del neoliberista, la notte scorsa, nel quartier generale di La Libertad Avanza, c'era proprio sua madre, Alicia Luján Lucich, che piangeva a dirotto abbracciando il marito, Norberto Milei, senza riuscire a spiccicare una parola. Una presenza che ha destato sorpresa, visto che alla stampa Milei aveva dichiarato di considerare "morti" i suoi genitori. Aveva infatti raccontato di essere stato vittima di abusi fisici e psicologici da parte di entrambi. "Ho avuto genitori molto tossici. Ma penso che tutti gli abusi che ho subito abbiano influenzato la mia personalità. Tutte quelle botte che ho preso da bambino fanno sì che oggi non abbia più paura di niente", ha detto Milei.

Il grande pubblico argentino ha conosciuto Milei dapprima come un veemente e sagace polemista televisivo che assicurava altissimi rating con i suoi feroci improperi contro "la casta politica corrotta" e i suoi discorsi antisistema. E il salto dalla televisione alla politica è risultato alla fine quasi inevitabile.

Il suo radicalismo libertario lo ha portato nel corso del tempo a manifestarsi a favore tra le altre cose della compravendita di organi e della creazione di un mercato delle adozioni, così come della liberalizzazione della vendita di armi e della distruzione della Banca centrale. Di questi punti solo l'ultimo è rimasto in piedi oggi.

Milei rifiuta di appartenere ideologicamente all'ultradestra, ma per la sua avventura politica ha scelto come vice un'avvocata conosciuta per aver difeso molti dei militari condannati per delitti di lesa umanità durante la dittatura, Victoria Villaruel. Il leader di Lla ha aderito inoltre alla Carta di Madrid, documento promosso dal partito dell'estrema destra spagnola Vox che si propone di frenare l'espansione del comunismo nella regione iberoamericana.

Restando ferme le ricette che puntano a una drastica e rapida riduzione del deficit e del debito pubblico attraverso drastici tagli alla spesa così come la vendita delle principali imprese statali, Milei ha fatto dietrofront sulla privatizzazione di sanità ed educazione promettendo un piano di riduzione degli ammortizzatori sociali graduale.

L'incognita principale adesso riguarda proprio quale di tutti i Milei che si racchiudono nella sua figura sarà quello che governerà l'Argentina a partire dal 10 dicembre.

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