Un incendio accanto all'ex ambasciata Usa a Tripoli (Ansa)
Un accordo per il cessate il fuoco a Tripoli è stato "raggiunto" sotto l'egida dell'inviato dell'Onu per la Libia, Ghassan Salamé. Lo riporta un tweet della Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil), secondo cui l'intesa ha come obiettivi "mettere fine a tutte le ostilità, proteggere i civili, salvaguardare la proprietà pubblica e privata".
L'accordo, prosegue il tweet, prevede anche la riapertura dell'aeroporto Meitiga a Tripoli.
"Tutte le parti firmatarie si impegnano a trovare una soluzione politica, alla cessazione delle ostilità e alla creazione di un meccanismo che controlli il cessate il fuoco", si afferma in un testo di accordo in sette punti rilanciato dall'account twitter di Al Ahrar con una foto.
Roma punta sulla conferenza di novembre
Per superare la crisi libica l'Italia guarda alla prossima conferenza in calendario per novembre proprio nel nostro Paese. Lo si legge in un comunicato di palazzo Chigi diffuso al termine del vertice sull'immigrazione tenutosi oggi pomeriggio in cui si aggiunge che "il governo resta estremamente concentrato nel seguire gli sviluppi in atto in Libia con l'auspicio di un superamento delle attuali tensioni". La presidenza del Consiglio ricorda che "sono stati definiti alcuni dettagli sulla conferenza sulla Libia che si terrà in Italia nel mese di novembre".
La situazione dei civili dopo gli scontri di questi giorni
«Il recente bombardamento di quartieri abitati da civili - spiega in una nota l'Unhcr, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati - ha provocato morte e distruzione, ha costretto le persone a fuggire». Nella notte di domenica gli scontri a fuoco tra gruppi armati - riferisce l'Alto commissariato - hanno ucciso due persone e ferito molte altre, compresi bambini, nel centro per sfollati Fallah 2 Tawergha. Il sito ospita oltre 900 cittadini libici sfollati. Nell'area di Janzour, nella parte occidentale di Tripoli, 27 famiglie libiche, tra cui due minori affetti da una malattia degenerativa, hanno cercato riparo in una scuola dopo aver abbandonato le proprie abitazioni a causa degli scontri a sud della città.
Ieri un team dell'Unhcr ha visitato le famiglie e valutato la loro situazione; in coordinamento con altre agenzie umanitarie, fornirà aiuti di emergenza, ma le persone in stato di necessità sono in aumento. «L'attuale situazione della sicurezza nella capitale libica è instabile, imprevedibile e sta limitando l'accesso delle agenzie umanitarie sia ai libici sfollati che ai rifugiati colpiti dagli scontri», aggiunge l'ente, che domenica scorsa, in collaborazione con il Ministero dell'Interno libico e il World Food Programme, ha distribuito aiuti alimentari per una settimana nei centri di detenzione governativi di Triq Al Matar e Qaser Ben Ghasheer, dove sono detenuti 2.450 rifugiati e migranti. La distribuzione di aiuti nel centro di detenzione di Abu Salim, dove sono detenute 450 persone, è stata invece sospesa a causa dell'inasprirsi degli scontri nell'area. A rischiare la vita anche 276 rifugiati e migranti soccorsi sabato dalla Guardia costiera libica e fatti sbarcare ad Al Khums, 120 km a est di Tripoli. In tutto sono sbarcati 195 uomini, 36 donne e 45 bambini, e sono stati recuperati due corpi.
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