giovedì 17 agosto 2023
La “Cnn” alza il bilancio del raid denunciato già a giugno dall’Onu a El Geneina. Sotto accusa le Forze di supporto rapido
Profughi del Sudan sfollati in Ciad

Profughi del Sudan sfollati in Ciad - Reuters

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«Più di mille persone sono state uccise il 15 giugno in una città del Darfur, Sudan occidentale». Secondo un’inchiesta pubblicata ieri dall’emittente statunitense, Cnn, le voci riguardo a centinaia di civili morti a El Geneina sarebbero vere. Una serie di scontri armati a sfondo etnico aveva preso luogo poco dopo l’inizio del conflitto in Sudan ad aprile.

Già a luglio le Nazioni Unite avevano lanciato l’allarme riguardo al ritrovamento di una fossa comune con «almeno 87 cadaveri». Tra i morti, secondo l'Ufficio Onu per i diritti umani (Ohchr), c’erano numerosi membri della popolazione darfuriana dei masalit. Oggi come allora, gli analisti puntano il dito contro le famigerate Forze di supporto rapido (Rsf), il cui leader, Mohamed Dagalo Hemmeti, è noto dal 2003 per aver ordinato ai suoi uomini di massacrare tutti i darfuriani di origine non-araba.

«I morti sono stati sepolti in cinque diverse fosse comuni dentro e intorno a El Geneina – ha rivelato, elevando la prima stima dell’Onu un operatore umanitario alla Cnn –. Il 15, 16 e 17 giugno sono stati giorni molto sanguinosi in questa città». Un portavoce delle Rsf ha negato categoricamente le accuse sebbene i testimoni ascoltati dall’emittente americana raccontano tutto un altro scenario. «Svelare che facevi parte della comunità dei masalit era una condanna a morte – ha spiegato Jamal Khamiss, un avvocato per i diritti umani –. Sono riuscito a fuggire da El Geneina verso il Ciad solo nascondendo la mia etnia».

Senza accesso alla città, è stato impossibile verificare le dichiarazioni delle vittime, ma le indagini hanno incluso testimonianze di raccoglitori di cadaveri, organizzazioni umanitarie, medici e sopravvissuti. «Alcuni di noi si sono salvati perché avevamo detto di appartenere all’etnia Tagoy – ha assicurato un altro testimone sopravvissuto ai massacri –. Ma abbiamo visto le Rsf uccidere con un colpo alla testa un bambino di otto anni che non ha saputo mentire sulla sua etnia». In quei giorni centinaia di famiglie si erano riunite a El Geneina per pianificare la fuga dal Paese.

Gran parte dei rifugiati hanno attraversato il confine con il Ciad e da allora vivono nei campi a cui hanno accesso anche i media internazionali. Ieri Medici senza frontiere ha denunciato il «dramma di oltre 350mila persone ospitate nel campo di Adré». Molti di loro hanno ammesso di aver visto edifici distrutti e scarabocchiati con graffiti razzisti, oltre a numerose strade disseminate di cadaveri. Il 17 giugno, alcuni gruppi di milizie arabe hanno invece ucciso Khamis Abdullah Abakar, governatore dello Stato del Darfur occidentale. Quest’ultimo aveva appena finito un’intervista telefonica con un media saudita in cui aveva fatto l’errore di criticare le Rsf.


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