mercoledì 26 febbraio 2020
Il presidente turco non rinuncia ai suoi obiettivi nel Nord della Siria, ma questa sera è attesa una delegazione di Mosca. Di Maio con gli altri ministri degli Esteri: violato il diritto umanitario
Fumo nero sale da Qaminas, un villaggio a 6 chilometri a da Idlib

Fumo nero sale da Qaminas, un villaggio a 6 chilometri a da Idlib - Ansa

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Sale nuovamente la tensione politica su Idlib. "L'ultimatum al regime di Damasco sta scadendo, dobbiamo giocare un ruolo attivo a Idlib, non faremo passi indietro", ha dichiarato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan dinanzi ai parlamentari del suo partito, l'Akp. "Il nostro più grande problema è quello di non poter utilizzare lo spazio aereo. Troveremo presto una soluzione. Il regime deve allontanarsi dai nostri check point e l'ultimatum sta scadendo", ha detto Erdogan. Il presidente turco ha poi aggiunto che la Turchia "è padrona di casa, non un ospite" nel nord della Siria.

Ieri era stato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, a respingere l'ipotesi di una tregua nella regione in mano ai ribelli. Un cessate il fuoco sarebbe una "capitolazione di fronte ai terroristi", ha dichiarato Lavrov. Una posizione che sembra vanificare gli sforzi delle diplomazie europee per evitare una annunciata catastrofe umanitaria. Sempre ieri il Cremlino aveva fatto sapere che un summit su Idlib - ipotizzato per il prossimo 5 marzo - con la partecipazione della canceliera tedesca Angela Merkel, del presidente francese Emmanuel Macron e dei leader di Russia e Turchia, Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan per cercare una soluzione comune non è "al momento" in programma. Tuttavia questa sera una delegazione russa è attesa in Turchia per proseguire le trattative su Idlib, fallite la scorsa settimana, fra Ankara e Mosca.

Un uomo trasporta il corpo di un bambino dopo un attacco aereo a Maarrat Misrin nel Nord Est della provincia di Idlib

Un uomo trasporta il corpo di un bambino dopo un attacco aereo a Maarrat Misrin nel Nord Est della provincia di Idlib - Ansa

E' di questa mattina l'appello di 13 ministri degli Esteri dell'Ue, tra cui l'italiano Luigi Di Maio che ricorda che "a Idlib si sta verificando un nuovo disastro umanitario, uno dei peggiori della crisi siriana". Il regime siriano - scrivono i ministri di Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Portogallo, Belgio, Estonia, Polonia, Lituania, Svezia, Danimarca, Finlandia e Irlanda - "continua nella sua strategia di riconquista militare del Paese ad ogni costo, indipendentemente dalle conseguenze per i civili siriani". Per i ministri degli Esteri "è chiarissimo" che "sono presenti gruppi radicali a Idlib", ma "la lotta al terrorismo non può e non deve giustificare massicce violazioni del diritto diritto internazionale umanitario".

Intanto proseguono gli scontri armati nella Siria nord-occidentale tra forze governative, sostenute dalla Russia, e milizie anti-regime, appoggiate dalla Turchia. Raid aerei di Mosca e Damasco sono in corso a sud e a est di Idlib contro le zone ancora controllate da combattenti delle opposizioni armate. Intanto, secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, le forze lealiste hanno preso di mira con razzi terra-terra un convoglio militare turco nella zona di Jabal Zawiya, danneggiando alcuni mezzi. Ieri l'esercito siriano ha ripreso il controllo di Kafranbel, nella provincia di Idlib, segnando una vittoria simbolica contro le milizie ribelli dopo che nelle ultime 72 ore i militari di Damasco, hanno conquistato altri 18 tra villaggi. Sempre ieri, ha denunciato Save the Children, una bambina e altri 9 civili sono stati uccisi dal bombardamento di 10 scuole a Idlib.

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