Web
Non avrebbe mai pensato di diventare il “volto della guerra”. Anzi, quando la figlia le disse che la sua foto era finita sui media di mezzo mondo, Olena Kurylo restò incredula. Comprese appieno l’importanza di quello scatto, realizzato dalla France Press, solo più tardi, quando fu chiamata a confermarne l’autenticità dopo che i siti filo-Mosca la definirono una “fake-news”.
Per dimostrare che la sua faccia era stata davvero deturpata da uno dei primi missili scagliati dai russi su Chaguiv, vicino Kharkiv, il 24 febbraio di un anno fa, l’insegnante di 53 anni pubblicò un video su Instagram. Lo videro in due milioni. Trecentocinquantotto giorni dopo, Olena non ha dimenticato quel momento associato ormai dall’opinione pubblica mondiale all’inizio dell’invasione.
L’esplosione aveva sventrato il suo appartamento, sfondando le finestre. I frammenti dei vetri si sparsero in una manciata di secondi. «Uno mi colpì. Caddi e rimasi immobile, ricoperta di schegge, in un silenzio irreale. Poi cominciarono le urla dei feriti. Più delle grida, però, a restarle impresso fu il pianto sommesso di un uomo, con il figlio morto tra le braccia», racconta Olena che ora è rifugiata a Katowice, in Polonia. Ogni giorno, però, sogna di tornare a casa. «Appena rientrerò, la prima cosa che farò sarà sedere e gustarmi in pace una tazza di tè. Poi magari il giorno dopo uscirò e andrò dal fioraio a comprare delle piante».
La nostalgia è forte. Per questo vorrebbe che «la guerra finisse in un minuto». Sa, però, «che ci vorrà tempo: quando un’auto è lanciata a tutta velocità non può fermarsi di colpo». Nel frattempo, Olena cerca come può di aiutare il proprio Paese. Con i 100mila dollari ricavato dalla vendita all’asta del ritratto fattole dall’artista statunitense di origini russe, Zhenya Gershman, ha donato cibo ed equipaggiamento ai militari al fronte. Sono seguite altre raccolte di fondi e progetti di solidarietà.
«Non ho denaro ma il mio volto è ovunque. Vorrei cogliere l’occasione per fare un po’ di bene». Il suo grande desiderio è quello di realizzare una fondazione per aiutare le migliaia e migliaia di orfani del conflitto. Sono i bambini, come ripete più volte la donna, a sopportare il peso maggiore della guerra.
Quest’ultima ha ucciso almeno459 minori e ne ha feriti 914, ha interrotto l’istruzione di oltre cinque milioni di loro, una cinquantina di scuole sono state distrutte solo nell’ultimo mese e mezzo, più di quattro milioni sono rifugiati in altri Paesi.