I volti commoventi della tregua: si festeggia a Gaza e a Tel Aviv, nello stesso momento - .
C’è la tregua. Davvero. L’annuncio è arrivato la sera del 467esimo giorno di guerra nella Striscia di Gaza, a meno di cinque giorni dal giuramento di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti. A darlo è stato lo stesso Trump sul suo social Truth, bruciando sul tempo il comunicato ufficiale: «Abbiamo un accordo per gli ostaggi in Medio Oriente. Saranno presto rilasciati, grazie!». Un paio di ore dopo è arrivata da Doha la dichiarazione del premier Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, che ha ospitato le fasi conclusive del negoziato: «Gli sforzi di Qatar, Egitto e Usa sono riusciti ad assicurare l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza», ha detto citando i Paesi che per quindici mesi hanno mediato le trattative fra Israele e Hamas e che monitoreranno la situazione.
La tregua entrerà in vigore domenica, con il primo rilascio di ostaggi. Il contenuto dell’intesa è noto: tre fasi, delle quali solo la prima è definita nei dettagli. Nei primi 42 giorni saranno liberati 33 dei 98 rapiti. In cambio, usciranno dalle carceri israeliane circa 1.650 palestinesi. Gradualmente, l’esercito si ritirerà dalla Striscia mantenendo il controllo di zone cuscinetto. Entreranno 600 camion di aiuti umanitari al giorno, di cui 50 cisterne di carburante, anche attraverso il valico egiziano di Rafah. E a partire dal sedicesimo giorno si negozieranno i dettagli della seconda fase, nella quale saranno rilasciati i rimanenti ostaggi, vivi o morti, e della terza, dedicata alla ricostruzione e all’insediamento di una nuova amministrazione.
«Diverse clausole restano irrisolte», puntualizzava ieri sera l’ufficio del premier Benjamin Netanyahu, auspicando che venissero finalizzate nel corso della notte. Il nodo principale riguarda il Corridoio Filadelfia, tra Gaza e l’Egitto. Fonti egiziane davano per iniziato il ritiro delle truppe, come chiesto da Hamas, ma il portavoce di Netanyahu ha smentito seccamente: «Un’assoluta menzogna, il primo ministro non ha rinunciato a un millimetro di controllo dell’asse». Oggi a Gerusalemme si riunisce il governo per ratificare l’intesa. Il presidente Isaac Herzog ha esortato: «Non c’è valore ebraico più alto del riportare a casa i prigionieri». E ha ribadito il sostegno a Netanyahu e al team negoziale. Per Hamas ha dato il via libera da Gaza Muhammad Sinwar, fratello del leader Yahya ucciso a metà ottobre e capo di fatto dell’organizzazione. Materialmente, l’approvazione è stata consegnata da una delegazione guidata da Khalil al-Hayya, il più alto esponente di Hamas fuori dalla Striscia.
La festa per le vie di Gaza - Reuters
«Abbiamo ottenuto così tanto senza nemmeno essere alla Casa Bianca» ha scritto Trump su Truth. «Immaginate tutte le cose meravigliose che accadranno quando la mia amministrazione sarà pienamente confermata». Il presidente Joe Biden ha ricordato che lui aveva «delineato i contorni precisi di questo piano il 31 maggio 2024 e aveva ricevuto il sostegno unanime del Consiglio di sicurezza dell’Onu. La mia diplomazia – ha detto – non si è mai fermata negli sforzi per ottenere questo risultato». Con Trump «abbiamo fatto un gioco di squadra», ha aggiunto, ammettendo che «l’accordo è stato uno dei più difficili» della sua carriera.
Il Segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha ringraziato Egitto, Qatar e Usa per il loro «incrollabile impegno nell’arrivare a una soluzione diplomatica». Soddisfazione è stata espressa anche dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, per la quale l’accordo «porta speranza a un’intera regione, dove le persone hanno sopportato immense sofferenze per troppo tempo». L’Italia «accoglie con grande favore l’annuncio», comunica Palazzo Chigi, ed è «pronta a fare la sua parte, insieme ai partner europei e internazionali, per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza e per consolidare in modo permanente la cessazione delle ostilità».
Si è felicitato anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi: «Bene l’annuncio della tregua, speriamo che sia il primo passo per evitare altre sofferenze. Confidiamo nella pace».
Dalla Striscia di Gaza le televisioni arabe hanno trasmesso scene di giubilo e celebrazioni collettive dalle cittadine di Khan Yunis e Deir-al-Balah, nella zona centro-meridionale più densamente popolata. Bandiere palestinesi, danze, canti. Ma anche slogan inneggianti ad Hamas, che ha salutato l’accordo come un risultato della «leggendaria tenacia» e della «coraggiosa resistenza» dei gazawi. Ora si aprirebbe la strada «alla realizzazione delle aspirazioni del popolo palestinese e alla sua libertà». La tregua è fatta, la pace resta ancora da fare.