Raffiche di mitra sparate ad altezza d’uomo in un caffè di Balad, Iraq del Nord. La furia iconoclasta e omicida del Daesh irrompe in un ritrovo dei tifosi del Real Madrid. «Loro non amano il calcio, pensano che sia contrario all’islam e finiscono per commettere atrocità di questo tipo. Siamo distrutti», la dolorosa spiegazione del presidente del club di tifosi dei “blancos”. Alla fine si conteranno sedici morti e venti feriti. Una attacco terroristico in piena regola nella città a maggioranza sciita, a 80 chilometri a nord di Baghdad: «Un gruppo di terroristi del Daesh è entrato nel caffè armato di fucili AK-47, sparando a tutti quelli che si trovavano lì», ha raccontato Ziad Subhan, spiegando che i presenti stavano seguendo una partita di calcio registrata della loro squadra del cuore. Al momento dell’attentato erano circa 50 i tifosi riuniti nel locale, completamente dedicato alla squadra spagnola e decorato con i colori sociali del club madrileno. Poco dopo l’attacco, due degli assalitori si sono fatti esplodere in mezzo ad agenti delle forze di sicurezza giunti sul posto. Secondo le forze dell’ordine sono morti due poliziotti e due miliziani sciiti delle forze filogovernative. Un terzo attentatore kamikaze si sarebbe fatto saltare in aria in un vicino mercato. Secondo altre ricostruzioni uno soo dei terroristi si sarebbe fatto altare in aria, nei pressi del mercato, quando la polizia lo stava per catturare. È andato in scena così il nuovo attacco in Iraq contro uno dei simboli dell’Occidente da combattere: il calcio. Il raid è stato infatti rivendicato dalla cellula locale del Daesh, denominata «Provincia di Baghdad nord». Un «atto terroristico codardo », hanno dichiarato sui social media altri tifosi iracheni del Real Madrid mentre il presidente della Liga spagnola, Javier Tebas, su Tweett si è detto «Sconvolto dall’attacco contro un circolo del Real Madrid in Iraq. Il terrorismo colpisce il calcio. Siamo vicini alle vittime e alle loro famiglie». La squadra del Real Madrid giocherà con il lutto al braccio oggi nell’ultima partita di campionato contro il Deportivo La Coruna. L’attacco è stato portato a un mese esatto dall’apertura degli Europei di calcio in Francia: la prima partita, tra Belgio ed Italia, è infatti in calendario il 13 giugno nel nuovo stadio di Lione. Uno dei timori delle autorità francesi è quello di un grande attentato, tanto che si era ipotizzato (subito dopo le stragi parigine) addirittura di far giocare le partite a spalti vuoti. Esattamente sei mesi fa, durante gli attacchi a Parigi, uno degli obiettivi fu infatti lo Stade de France, dove si giocava un incontro tra la nazionale francese e quella tedesca alla presenza del presidente François Hollande. Il kamikaze non riuscì ad entrare nello stadio, facendosi saltare all’esterno e uccidendo un’altra persona. L’attacco di ieri non è il primo del genere in Iraq. Lo scorso 25 marzo un giovane kamikaze, Saifullah al-Ansari, si era fatto esplodere durante una partita di calcio ad al Asriya, vicino a Iskandariyah, 40 chilometri a sud di Baghdad: 29 i morti e 65 i feriti di quel primo attacco terroristico contro una manifestazione sportiva. Tra i morti c’era anche il sindaco della cittadina Ahmed Shaker che doveva procedere alla premiazione del torneo giovanile che si era appena concluso. In quel momento l’attentatore si è fatto largo fra la folla degli sportivi e si è fatto esplodere. Anche quell’attacco è stato rivendicato dal Daesh.
© RIPRODUZIONE RISERVATA L’ORRORE. L’interno del caffè di Balad poco dopo la sparatoria
(Reuters)