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Non è stato facile, passeggiando nei giorni scorsi per le vie di Teheran, scorgere segni della campagna elettorale per il rinnovo dei 290 seggi del Majlis, il Parlamento della Repubblica islamica. Volantini elettorali buttati per terra davanti alle stazioni della metro, pochi pannelli di propaganda davanti ai quali quasi nessuno si fermava: quanto basta per capire che quella intorpidita campagna suscitava un’atmosfera di svogliatezza, addirittura di rabbia. Secondo un sondaggio condotto dall’Università di Teheran, solo il 24 per cento della popolazione della megalopoli iraniana ha l’intenzione di recarsi oggi alle urne, mentre un afflusso più alto dovrebbe registrarsi nei centri rurali, dove entrano in gioco rivalità tra famiglie e clan locali.
La soglia del «50 per cento» indicata da Guardiani appare però un miraggio. Il disinteresse di buona parte degli iraniani è stato determinato dal diffuso malcontento dovuto all’aggravarsi della crisi economica dopo la reintroduzione delle sanzioni Usa, ma anche dalla esclusione da parte del Consiglio dei Guardiani, l’organo conservatore che vaglia le candidature, di quasi 7.300 dei 16.000 nomi presentati. Tra gli esclusi importanti esponenti riformisti, tra cui 75 deputati uscenti.
Decisione che, ieri, ha scatenato nuove sanzioni. I riformisti lamentano che le esclusioni non hanno permesso loro di presentare liste in molte circoscrizioni, mentre in quella di Teheran, dove dovranno essere eletti 30 deputati, si presentano divisi in ben quattro liste. I principali gruppi conservatori, che secondo tutte le previsioni dovrebbero conquistare la maggioranza nel Majlis, si presentano invece uniti, grazie a un accordo raggiunto nelle ultime ore tra i cosiddetti «neo fondamentalisti » del Consiglio per la Coalizione della rivoluzione islamica e il Fronte Paydari per la rivoluzione.
Oltre ai conservatori tradizionali dovrebbero i neo fondamentalisti, uno schieramento di giovani poco conosciuti vicini alle Guardie della Rivoluzione, i pasdaran, interessate a mantenere il ruolo centrale anche in politica e in economia. Alla testa dei conservatori si candida Mohammad Baqer Qalibaf, ex capo delle forze aeree dei pasdaran ed ex sindaco di Teheran e che ora molti danno come probabile successore di Rohani alle elezioni del 2021. Nell’ultimo giorno della campagna elettorale, la Guida suprema Alì Khamenei aveva sollecitato una partecipazione di massa. «Chi ama la rivoluzione, il sistema islamico e l’Iran – aveva detto l’ayatollah – deve partecipare alle elezioni».
Una sorta di prova di fedeltà, dopo il crollo di immagine legato all’aereo abbattuto per errore dopo l’omicidio del generale Soleimani. Frase pronunciata prima di lanciare un monito contro gli Usa e i suoi agenti: «La gente deve stare attenta a scegliere i candidati, alcuni di loro sono diventati schiavi degli americani. La grandezza del Titanic non gli ha impedito di affondare e così anche l’Ame-rica affonderà».
Nonostante i proclami della Guida suprema, dopo il grande imbarazzo per il jet abbattuto, l’interesse è ai minimi: il regime punta al 50 per cento dei votanti, le previsioni parlano di meno della metà La campagna elettorale nel cuore di Teheran è stata in tono minore/ Ansa
L’unica soluzione – ha aggiunto – «è far diventare più forte l’Iran e per questo serve un Parlamento forte». Si conoscerà l’impatto dell’appello tra poche ore. Ma l’astensionismo ha ora un nuovo «alleato». Scuole e università sono rimaste chiuse ieri a Qom, a sud di Teheran, dove mercoledì sono state registrate le prime due vittime per coronavirus nel Paese. Ieri, ci sono stati tre nuovi contagi: due a Qom e una ad Araq. Nella capitale religiosa dell’Iran si sono dispiegate forze speciali, che avrebbero isolato l’area intorno a due ospedali, mettendo di fatto in quarantena una parte rilevante della popolazione. Sono quasi 58 milioni gli iraniani chiamati oggi alle urne per il rinnovo dell’undicesimo Majlis, tra cui 2,9 milioni di nuovi elettori. Hanno diritto di voto uomini e donne che abbiano compiuto i 18 anni.
Tra i 290 seggi, cinque sono riservati alle minoranze religiose: tre cristiani, un ebreo e uno zoroastriano. Oltre che per il rinnovo del Parlamento si vota per l’elezione di 7 membri deceduti dell’Assemblea degli Esperti, organo composto da 88 religiosi che ha il compito di eleggere la Guida suprema quando l’ottantenne Khamenei, ultimo grande leader rivoluzionario ancora in vita, lascerà la scena.