venerdì 2 agosto 2024
Ai funerali del leader di Hamas la fazione palestinese promette vendetta. Teheran valuta le opzioni, ma nessuna esclude il rischio di una guerra regionale. In Libano la gente fa scorta di viveri
Ore di tensione per il Medio Oriente: l'Iran pronto a colpire
COMMENTA E CONDIVIDI

La bara di Haniyeh giunta dall’Iran, avvolta nella bandiera palestinese, tra ali di folla che in Qatar inneggiavano ad Hamas giurando vendetta. Di incerto ci sono solo il giorno, l’ora, e le ricadute in tutto il quadrante. Di certo c’è che i Pasdaran e i suoi proxy, a cominciare da Hezbollah in Libano e Houthi nello Yemen, attendono solo l’ordine degli ayatollah per scatenare su Israele e su altri obiettivi israeliani una rappresaglia che non si limiterà ai 300 missili e droni scagliati il 14 aprile.

Gli Stati Uniti hanno inviato una dozzina di navi militari a ridosso di Libano e Israele e nelle basi Usa in Giordania e Iraq sono atterrate squadriglie di caccia mandate a rinforzare la linea di difesa. Mosse che costringono Teheran a fare i conti con le reazioni di un attacco che potrebbe essere lanciato anche attraverso le basi sciite in Iraq, dove la presenza americana è ridotta al minimo e le fazioni filoiraniane hanno accresciuto la loro presenza a discapito dei gruppi sunniti.

Chi non coopererà alle operazioni di difesa di Israele sarà la Turchia, dove non mancano le basi Nato (con cui Israele ha un accordo di sicurezza), dopo che il presidente Erdogan ha più volte minacciato Tel Aviv di azioni militari dirette da parte di Ankara.

Ma ieri è stato spprattutto il giorno in cui il principale leader di Hamas, Ismail Haniyeh, è stato sepolto in Qatar dopo il suo assassinio nella capitale iraniana Teheran. Israele non ha rivendicato la responsabilità della morte né l’ha smentita. Alti funzionari del gruppo militante hanno dichiarato che la lotta contro Israele si intensificherà. La sua eliminazione fa parte di una serie di uccisioni di alti esponenti filoiraniani, mentre la guerra a Gaza tra Hamas e Israele si avvicina all’undicesimo mese.

Haniyeh è stato seppellito in un cimitero della città di Lusail, dopo una cerimonia funebre presso la moschea Iman Mohamed Ibn Abd Al-Wahhab nella capitale del Qatar, Doha. La bara, avvolta nella bandiera palestinese, è stata portata in processione da centinaia di persone insieme a quella della sua guardia del corpo, entrambi uccisi nello stesso attacco a Teheran. Tra i partecipanti alla cerimonia, oltre all’emiro del Qatar che da anni garantisce un comodo soggiorno ai capi di Hamas, c’era anche Khaled Meshaal, che si candida a diventare il nuovo leader dell’organizzazione e che nel 1997 Israele aveva provato ad uccidere in Giordania.

L’altro fronte aperto è il Libano. A Beirut Hezbollah ha evacuato diversi uffici dal quartiere di Dahieh, dove a inizio settimana è stato ucciso il “comandante supremo” dell’ala combattente dell’organizzazione guidata da Nasrallah, il segretario del “partito di Dio” anch’egli in cima alla lista dei sicari di Israele. Ieri i residenti di due località libanesi, Makassed a Nabatiye, hanno evacuato le loro case per precauzione dopo che diverse famiglie hanno ricevuto messaggi di testo sui loro cellulari, in arabo ed ebraico, che chiedevano di lasciare la zona a causa di imminenti bombardamenti. “Per la tua sicurezza e quella della tua famiglia, ti preghiamo di evacuare la casa entro un’ora”, si legge nel messaggio in cui il non identificato mittente avverte anche che i punti di un edificio utilizzati da Hezbollah saranno presi di mira. Non è chiaro se si tratti guerra psicologica o di reale precauzione, ma di sicuro non fa che crescere la tensione mentre aumenta il numero di quanti tentano di lasciare il Libano sui pochi voli rimasti operativi e migliaia di famiglia fanno scorta di viveri nei supermercati.

«Israele ha oltrepassato le linee rosse dell’Iran. L’Iran deve fare lo stesso e oltrepassare le linee rosse di Israele», dice Abas Aslani, giornalista iraniano e ricercatore presso il Centro per gli Studi Strategici del Medio Oriente (Cmess) di Teheran, parlando dell’annunciata rappresaglia. Una partita “molto rischiosa», perché «l’Iran non ha altra scelta ed è per questo che la situazione è tanto incerta e non c’è la garanzia che la reazione non si traduca in una guerra regionale». Senza considerare che il regime iraniano non gode più del vasto consenso della popolazione e che una guerra su vasta scala potrebbe rivelarsi un boomerang in politica interna.
Per i sostenitori palestinesi, i leader di Hamas sono combattenti per la liberazione dall’occupazione israeliana, che mantengono viva la loro causa quando la diplomazia internazionale ha fallito. Per gli israeliani e gli Stati occidentali Hamas, che ha diretto attentati suicidi in territorio israeliano, ha combattuto frequenti guerre contro Tel Aviv e il 7 ottobre ha massacrato oltre 1.200 persone sequestrandone 240, è un gruppo terroristico votato alla distruzione di Israele.

A maggio, l’ufficio del procuratore della Corte penale internazionale ha richiesto mandati di arresto per tre leader di Hamas, tra cui Haniyeh, e per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nell’indagine sui «presunti crimini di guerra».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: