Il regista iraniano Jafar Panahi, liberato oggi a Teheran dove era stato imprigionato nel carcere di massima sicurezza - Reuters
Il celebre regista iraniano Jafar Panahi è stato rilasciato su cauzione in Iran, due giorni dopo aver iniziato il suo sciopero della fame "per protestare contro i comportamenti disumani e illegali della Repubblica islamica e la presa di ostaggi" come ha definito i prigionieri politici nel Paese. Lo riporta la Bbc in farsi pubblicando anche le foto del cineasta fuori dal carcere di massima sicurezza di Teheran.
Rifiuterò di mangiare e di bere fino a quando forse sarà il mio corpo senza vita ad essere liberato dal carcere». Con questo messaggio, attraverso i profili Instagram della moglie, Tahreh Saeedi, e il figlio, Panah, il regista Jafar Panahi aveva annunciato lo sciopero della fame e della sete, iniziato mercoledì.
Una forma estrema di protesta per la reclusione nel penitenziario di Evin, dove si trovava da luglio quando si era recato fuori dalla struttura per chiedere la liberazione dei colleghi, Mohammad Rasoulof e Mostafa Aleahmad. Per arrestarlo, gli ayatollah avevano riattivato una condanna del 2010, legata alla sua partecipazione al funerale di un ragazzo ucciso dalla polizia durante la rivolta anti-Ahmadinejad del 2009. La pena, in realtà, era ormai prescritta.
Il suo fermo era avvenuto prima dell’avvio di manifestazioni per la morte di Mahsa Amini. Nel clima di tensione, però, la detenzione dell’autore di “Taxi Teheran” e “Il cliente” si è trasformata in un simbolo per il regime che vuole dimostrare, con la repressione, di mantenere il controllo del Paese.
Per Jafar Panahi si è mobilitata anche la Biennale di Venezia che proprio oggi era tornata a chiedere "nuovamente con forza" l'immediata liberazione del regista iraniano e di tutti i dissidenti "immotivatamente arrestati in seguito alle pacifiche proteste pubbliche di tante giovani donne e uomini in corso da mesi".
La Biennale e la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, in una nota, annunciano anche che "proseguiranno fermamente nell'impegno di sensibilizzare i media, i governi e le organizzazioni umanitarie, unendo la propria voce alle tante che nel mondo si levano, in difesa del popolo iraniano oppresso in modo violento. Un impegno assunto a partire dal flash mob organizzato all'ultima Mostra del Cinema prima della proiezione proprio del film di Jafar Panahi, Gli orsi non esistono (No Bears)".