Pena di morte sempre più applicata in Iran.
Da inizio anno, in poco più di
sette settimane, almeno 80 persone sono state giustiziate in
Iran e secondo alcune fonti attendibili, il numero reale
potrebbe essere di 95. Lo ha affermato l'Onu oggi a Ginevra
esprimendo "profonda preoccupazione per il picco di esecuzioni
in Iran dall'inizio dell'anno".
La maggior parte di queste esecuzioni è legata a reati
connessi alla droga, esecuzioni che non corrispondono agli
standard dei "reati più gravi", come richiesto dal diritto
internazionale, ha detto la portavoce dell'Alto Commissariato
Onu per i diritti umani Ravina Shamdasani. Alcuni individui sono
stati giustiziati in segreto ed almeno sette in pubblico.
L'Onu ha espresso particolare preoccupazione per le
informazioni sull'esecuzione in segreto di Hadi Rashedi e Hashem
Shàbani Amouri, entrambi membri della comunità araba Ahwaz. Le
loro esecuzioni si sarebbero svolte il mese scorso a seguito di
procedimenti che "non soddisfacevano gli standard internazionali
di un processo equo e giusto" con le accuse mal definite di
"inimicizia contro Dio" (Moharebeh), corruzione su terra (Mofsid
fil-Arz) e atti contro la sicurezza nazionale, ha detto
Shamdasani.
L'anno scorso almeno 500 persone (più di 620 secondo alcune
fonti) erano state giustiziate in Iran, ha ricordato la
portavoce ribadendo l'appello alle autorità di Teheran a cessare
immediatamente le esecuzioni e ad istituire una moratoria.