Kianoosh Sanjari - Dal suo profilo sul social X
Un noto attivista iraniano per i diritti umani si è suicidato per protestare contro quella che ha definito la dittatura della Guida suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei. In un post sui social media, Kianoosh Sanjari aveva dichiarato che si sarebbe tolto la vita se quattro prigionieri politici non fossero stati rilasciati entro le 19 ora locale di ieri.
Le autorità non hanno liberato i prigionieri e Sanjari ha pubblicato su X un'immagine scattata dall'alto di un ponte, su un incrocio trafficato della capitale Teheran. «Sono le 19.20, Ponte Hafez», ha scritto, aggiungendo: «Spero che un giorno gli iraniani si sveglino e sconfiggano la schiavitù. Nessuno dovrebbe essere imprigionato per aver espresso le proprie opinioni. La protesta è un diritto di ogni cittadino iraniano. La mia vita finirà dopo questo post ma non dimentichiamo che moriamo per amore della vita, non della morte. Mi auguro che un giorno gli iraniani si sveglino e superino la schiavitù. Viva l'Iran».
Ore dopo, scrivono Iran International e Bbc, la morte dell'attivista è stata confermata da fonti iraniane, anche dall'attivista Hossein Ronaghi.
Sanjari era stato arrestato domenica e poi rilasciato.
Chi era Sanjari, il giornalista scomodo
Giornalista, 42 anni, Sanjari era un acceso critico del regime iraniano e un sostenitore della democrazia.
Ex dipendente del servizio persiano di Voice of America a Washington D.C. e di numerose organizzazioni per i diritti umani, era stato incarcerato più volte in Iran, anche in isolamento. Nel 2008, dopo aver scontato due anni nella prigione di Evin, era fuggito dal Paese per trasferirsi negli Stati Uniti.
Tornato in Iran nel 2016 per prendersi cura della madre anziana, è stato nuovamente arrestato e condannato a 11 anni di prigione per accuse relative alla sicurezza. Sanjari ha respinto la richiesta di cooperazione con l'intelligence da parte dei funzionari della sicurezza.
All'inizio del 2019, dopo aver scontato tre anni di pena, Sanjari si è ammalato e il medico della prigione decise che gli doveva essere concesso un congedo medico. Invece è stato rapidamente trasferito all'ospedale psichiatrico di Aminabad.
Successivamente ha riferito di essere stato ricoverato in un altro ospedale altre due volte e di aver ricevuto scosse elettriche e iniezioni sospette, a seguito delle quali si è sentito privo di sensi e con la mascella bloccata.