mercoledì 14 febbraio 2024
Ha un vantaggio incolmabile nei conteggi per la presidenziali. Si rinnovano anche il Parlamento e gli enti locali. Polemiche sulle dinastie che restano al potere e per le accuse sul passato del leader
Prabowo Subianto, 72 anni, già festeggia la vittoria

Prabowo Subianto, 72 anni, già festeggia la vittoria - Reuters

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Non sembra in discussione l’entità della vittoria per Prabowo Subianto nel voto di oggi in Indonesia, prima certezza nella triplice competizione per eleggere il nuovo capo dello Stato, rinnovare Parlamento e amministrazioni locali che ha mobilitato 205 milioni di aventi diritto su 272 milioni di abitanti sparsi nell’immenso arcipelago di fede musulmana. I risultati ufficiali ci saranno entro il 20 marzo, ma i giochi per la presidenza sembrano fatti anche se gli avversari di Prabowo in una corsa a tre, Anies Baswedan e Ganjar Pranowo, non hanno concesso finora la vittoria. Fino al 60% delle preferenze sarebbero andate al 72enne ex generale a capo delle forze speciali su cui pesano accuse di gravi violazioni dei diritti umani e i timori di una svolta autoritaria.
Attorno alla mezzanotte ora locale, Prabowo Subianto si è presentato ai sostenitori nello stadio Istora Senayan della capitale Giacarta con il vicepresidente eletto Gibran Rakabuming Raka per comunicare la vittoria, senza trionfalismi e riconoscendo il diritto dei rivali di attendere i risultati definitivi prima di dichiararsi sconfitti. Toni da statista indirizzati forse a diluire la pressione sul tema scottante dei diritti civili. Diverse organizzazioni hanno segnalato come nessuno dei candidati abbia proposto piani concreti per neutralizzare l’uso della forza contro i civili da parte della polizia o di risolvere i molti casi di attivisti democratici in passato sequestrati e assassinati.
Perplessità e resistente ha anche sollevato la corsa alla vicepresidenza di Gibran, figlio del presidente uscente Joko Widodo che nelle ultime due elezioni aveva sconfitto Prabowo puntando su un curriculum ispirato da attenzione al sociale, convivenza e una gestione economica cautamente liberista. In molti hanno manifestato il timore che il passaggio del testimone dal padre al figlio, seppure su livelli e in campi diversi, possa aprire la strada a una politica dinastica già sperimentata in passato, giudicata anacronistica e pericolosa per la democrazia.

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