sabato 22 febbraio 2025
Brown sarà sostituito dal tenente generale dell'Aeronautica John Dan "Razin" Caine. Via anche l'ammiraglio Lisa Franchetti, capo della Marina. Rimosso il direttore dell'Agenzia per l'immigrazione
Il generale dell'aeronautica Charles Q. Brown licenziato da Donald Trump

Il generale dell'aeronautica Charles Q. Brown licenziato da Donald Trump - REUTERS

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Un repulisti. Di più, un terremoto. L’onda d’urto della nuova presidenza Trump arriva a scuotere il Pentagono, in quella che la Cnn ha definito “una purga senza precedenti”. Dopo i civili (la sforbiciata riguarderà 5.400 impiegati) e dopo il bilancio (sono in programma tagli per 50 miliardi di dollari), tocca ora ai vertici militari. Tutti pezzi da novanta. Tutti licenziati. A cominciare dal generale dell'aeronautica Charles Q. Brown estromesso dalla posizione di capo di Stato maggiore congiunto, l'ufficiale di grado più alto del Paese.

"Voglio ringraziare il generale Charles Brown per i suoi oltre 40 anni di servizio al nostro Paese, incluso il ruolo di attuale presidente del Joint Chiefs of Staff", lo ha liquidato Trump sui social media. Aggiungendo che altri cinque alti ufficiali saranno presto sostituiti: "Ho incaricato il segretario della Difesa Pete Hegseth di sollecitare candidature per altre cinque posizioni di alto livello, che saranno annunciate presto", ha scritto sulla sua piattaforma Truth. Brown sarà sostituto dal tenente generale dell'Aeronautica John Dan "Razin" Caine. Anche questa è una mossa irrituale: Caine è in pensione e non è un generale a quattro stelle. Pochi minuti dopo, lo stesso Hegseth ha annunciato un nuovo licenziamento: via l'ammiraglio Lisa Franchetti, capo della Marina. Stessa sorte è toccata al generale James Slife, vice capo dell'aeronautica. Nel suo primo giorno alla Casa Bianca, Trump aveva dato il ben servito anche all'ammiraglio Linda Fagan, capo della Guardia costiera statunitense, la prima donna a ricoprire il ruolo di comandante.

“La rimozione del secondo uomo di colore a servire come generale più anziano d'America e la prima donna a servire nel Joint Chiefs of Staff - scrive la Cnn – sembra voler inviare un forte segnale da un'amministrazione che ha messo al bando gli sforzi di diversità e inclusione nell'esercito e nel governo”. Secondo l’agenzia Ap, Brown potrebbe essere finito nel mirino anche per il sostegno pubblico al movimento Black Lives Matter dopo l'omicidio di George Floyd, nel 2020 nella città di Minneapolis, da parte di un poliziotto bianco.

Insorgono i democratici. “Licenziare leader in uniforme come una sorta di test di lealtà politica, o per ragioni legate alla diversità e al genere che non hanno nulla a che fare con le prestazioni, erode la fiducia e la professionalità di cui i nostri militari hanno bisogno per portare a termine le loro missioni”, ha accusato il senatore Jack Reed del Rhode Island.

Il presidente Usa Donald Trump

Il presidente Usa Donald Trump - REUTERS

Ma non basta. La scure del presidente si è abbattuta anche sul direttore dell'Agenzia per l'immigrazione, licenziato “a causa della lentezza delle deportazioni”. L'Amministrazione Trump ha rimosso il direttore ad interim del Servizio di Immigrazione e Controllo delle Dogane (ICE), Caleb Vitello, precedentemente nominato dallo stesso presidente, a causa dell'insoddisfazione per quello che il presidente considera un ritmo troppo lento delle deportazioni. Il licenziamento di Vitello, funzionario veterano dell'ICE, arriva dopo la rimozione di altri due alti funzionari della stessa agenzia all'inizio di questo mese e si prevede che il governo annuncerà presto un nuovo capo provvisorio e amplierà il personale dedicato all'immigrazione, spiega il Wall Street Journal. Sia Trump che il suo “zar” di confine, Tom Homan, responsabile del piano di deportazione di massa promesso dal presidente, hanno espresso “frustrazione” per i risultati dell'ICE dopo il primo mese di governo: in alcuni casi sono state imposte quote minime di arresto di immigrati clandestini (75 arresti al giorno per ufficio). L'Amministrazione prevede di istituire un centro di deportazione a Fort Bliss, vicino a El Paso (Texas), con la capacità di trattenere 10mila persone durante l'iter di espulsione, nonché centri di detenzione in tutto il Paese.

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