PARIGI Quando un governo francese sfodera armi eccezionali per piegare al suo volere il Parlamento, le turbolenze fra vasi comunicanti rischiano d’ingigantirsi, nelle piazze e dentro la stessa maggioranza. Lo sa bene il premier socialista Manuel Valls, che ha scelto lo stesso ieri di ricorrere al controverso comma 49-3 della Costituzione per forzare l’approvazione della riforma El Khomri sul diritto del lavoro, imbavagliando così metaforicamente deputati e senatori: mai usato sotto la scorsa legislatura neogollista, il “voto bloccato” congela il dibattito in aula, confiscando ai parlamentari le prerogative del varo o della bocciatura di una bozza di legge. L’esecutivo fagocita il legislativo, anche se quest’ultimo può in teoria prendersi una rivincita rispedendo a casa i ministri, attraverso un voto di “sfiducia”. Il 49-3 è una spia di «brutalità», una «negazione della democrazia», affermò nell’era Chirac un certo deputato socialista chiamato François Hollande, l’attuale inquilino dell’Eliseo che ha avallato ieri la mossa di Valls. Per settimane, mentre in piazza si riversava la piena del malcontento sindacale e studentesco, si erano moltiplicati i tentativi del governo di «migliorare » la bozza, con Valls impegnato perso- nalmente nei tavoli con sindacati e confederazioni d’imprenditori. Ma il compromesso agognato non è giunto, confermando il vecchio adagio secondo cui in Francia la sfera del lavoro non si riforma. Come i sindacati, che ieri hanno denunciato «un governo autoritario» (Forza operaia), restano opposte alla bozza anche l’opinione pubblica e una fronda di parlamentari socialisti, in nome di una paura diffusa: la riforma potrebbe incoraggiare «colpi scorretti» nelle imprese meno scrupolose, come delocalizzazioni all’estero di comparti produttivi o strategie di «dumping sociale », ovvero il tentativo di eliminare o assorbire i concorrenti abbassando artificialmente i costi interni, a scapito dei dipendenti. Ieri mattina, si sono visti volti molto tesi all’uscita da una nuova riunione fra Valls e i maggiorenti della fronda Ps. Esposto più che mai agli strali dell’opposizione, il premier ha ritrovato nel primo pomeriggio il presidente Hollande nel quadro di un Consiglio dei ministri straordinario. Poi, il doloroso annuncio nell’emiciclo dell’Assemblea Nazionale, per difendere la «coerenza» interna di un testo di lotta contro la disoccupazione, in un Paese che ha bisogno di regole all’insegna della «flessibilità-sicurezza», già efficaci ad esempio in Danimarca. L’opposizione neogollista e centrista ha subito chiesto il voto di “censura”, previsto giovedì. In proposito, durante la Quinta Repubblica, solo una volta si è giunti alla caduta del governo a causa del 49-3. Ma la tensione è al parossismo. E le truppe socialiste fedeli all’esecutivo minacciano apertamente i frondisti d’espulsione dal partito, in caso di mosse false. Una nuova corsa per l’Eliseo sta per cominciare e la litigiosità politica rischia di restare endemica. Sullo sfondo, c’è un Paese, ancora in pieno stato d’emergenza, dove il Festival di Cannes si apre all’insegna di misure di sicurezza senza precedenti. Quasi un test prima degli Europei di calcio, fra meno di un mese.
© RIPRODUZIONE RISERVATA CORTEI A PARIGI. Non si ferma la protesta contro la legge
(Ansa)