Poliziotti che pattugliano le strade di Port-au-Prince dopo che domenica sono stati rapiti 16 missionari cristiani con le loro famiglie - Reuters
Avevano visitato un orfanotrofio a un trentina di chilometri dalla capitale haitiana Port-au-Prince quando i mezzi sui quali viaggiavano sono stati fermati da un gruppo di uomini armati: almeno 17 missionari cristiani con le loro famiglie sono stati fatti scendere e sono stati rapiti.
I missionari erano diretti all'aeroporto Toussaint Louverture di Port-au-Prince per tornare a casa negli Stati Uniti. Tra loro 16 sono originari degli Stati Uniti mentre uno arriva dal Canada.
Secondo le prime informazioni il gruppo, che comprendeva anche bambini, è stato rapito da una banda criminale, la "400 Mawozo" che da mesi imperversa nella zona tra Port-au-Prince e il confine con la Repubblica Dominicana con furti e sequestri, a trasformare in tragedia una missione caritatevole nella cittadina di Croix-des-Bouquets.
Va precisato che i rapimenti sono comuni ad Haiti dagli inizi del 2020: si verificano indiscriminatamente e colpiscono persone di tutti i ceti sociali, poiché sono diventati una fonte di finanziamento per le bande armate che controllano molte baraccopoli di Port-au-Prince e altre parti del Paese. Nonostante il deterioramento della situazione della sicurezza ad Haiti, il rapimento di un gruppo così grande di cittadini statunitensi è stato una sorpresa per le autorità locali.
Lo stesso gruppo armato lo scorso aprile aveva rapito altre 10 persone, tra cui un prete e una suora francesi, sempre nella stessa zona. Ma non sono solo gli stranieri a cadere tra le mani dei banditi, spesso vengono sequestrati anche gli haitiani nel clima di confusione e insicurezza che tradizionalmente si respira ad Haiti ma che si è accentuato dopo l'assassinio, nel luglio scorso, del presidente Jovenel Moise.
Ansa
Da allora Haiti è di fatto in mano a fazioni rivali che si contendono il controllo del territorio. Prima del rapimento di oggi associazioni professionali e di imprenditori a Port-au-Prince avevano convocato uno sciopero a oltranza, a partire da lunedì, per protestare contro il crescente clima di insicurezza. E molti haitiani, ha riportato il New York Times, vedrebbero di buon occhio un intervento militare americano, una strada che però il presidente Joe Biden non sembra voler percorrere. Nei primi tre trimestri del 2021 si sono registrati centinaia di rapimenti: almeno 328 secondo alcune fonti, oltre 600, secondo altre.
Il ministero della Giustizia haitiano e la polizia non hanno commentato il rapimento dei missionari. Un portavoce dell'amministrazione Usa, pur senza fornire informazioni, ha detto che «il benessere e la sicurezza dei cittadini americani all'estero sono una delle maggiori priorità del Dipartimento di Stato».
Il rapimento dei missionari arriva pochi giorni dopo che funzionari di alto livello degli Stati Uniti hanno visitato Haiti e hanno promesso maggiori risorse per le forze di polizia del Paese, inclusi altri 15 milioni di dollari per aiutare a ridurre la violenza delle bande, che quest'anno ha costretto migliaia di haitiani a sfollare e a vivere in ricoveri temporanei in condizioni sempre più antigieniche.
Tra coloro che hanno incontrato il capo della polizia di Haiti c'era Uzra Zeya, la sottosegretaria di Stato americano per la sicurezza civile, la democrazia e i diritti umani. «Lo smantellamento delle bande violente è vitale per la stabilità haitiana e la sicurezza dei cittadini» aveva twittato lei stessa giorni fa.
Dismantling violent gangs is vital to Haitian stability and citizen security. Today, I met with A/HNP @dgpnhofficiel DG Charles to reaffirm @StateDept's continued support for strengthening community policing, public trust, intelligence gathering, and law enforcement capacity. pic.twitter.com/Edx15iHwXE