Bambini palestinesi a Rafah - ANSA
Di certo, la strage c’è stata. Qualcuno ha sparato raffiche sulle centinaia di persone che si accalcavano attorno al convoglio che portava viveri nel nord della Striscia di Gaza dove ci sono 300mila palestinesi e si muore di fame. Sul terreno sarebbero rimasti 21 morti e 155 feriti. Il ministero di Hamas accusa l’esercito israeliano, che a sua volta dopo una rapida indagine ha concluso, con tanto di video, che a uccidere sono stati «palestinesi armati». La strage è avvenuta alla rotonda Kuwait alla periferia di Gaza City, la stessa che il 29 febbraio fu teatro del massacro degli affamati con almeno 114 uccisi dai proiettili o travolti e schiacciati dalla folla in preda al panico. Giovedì sera era atteso un convoglio umanitario.
La gente si era assiepata. Quando la fila dei 31 camion carichi di sacchi di farina e di riso, cibo in scatola e acqua, ha rallentato, è scattato il saccheggio. Ed è partito il fuoco, non è chiaro da dove. Testimoni hanno riferito che l’area è stata colpita da scariche d’artiglieria come di carri armati. Nessuno ha detto di averli visti, al-Jazeera parla di spari da un elicottero.
Il direttore dei servizi di emergenza dell’ospedale al-Shifa, Mohammed Ghurab, che non riusciva a far fronte all’afflusso, ha detto all’Afp che «ci sono stati spari diretti delle forze di occupazione sulle persone che si erano radunate alla rotatoria Kuwait». L’esercito ha negato di essere responsabile dell’attacco e, dopo una rapida indagine, è giunto alla conclusione che «palestinesi armati hanno aperto il fuoco mentre civili di Gaza erano in attesa del convoglio». All’arrivo, ricostruisce un portavoce, «i palestinesi armati hanno continuato a sparare mentre la folla ha cominciato a saccheggiare i camion». «I terroristi di Hamas danneggiano i civili che cercano cibo e incolpano Israele– denunciano le Forze di difesa –. Per il primo venerdì del mese di Ramadan è stata creata una campagna diffamatoria con l'obiettivo di diffondere disinformazione allo scopo di istigare alla violenza». L’esercito continuerà a indagare anche se «la revisione dei sistemi operativi e delle forze militari sul campo hanno mostrato che né colpi di carri armati, né raid aerei o spari sono stati indirizzati verso i civili».
Poche ore dopo, al largo delle coste di Gaza City, è arrivata la nave Open Arms con 200 tonnellate di viveri che sono stati portati a terra su imbarcazioni più piccole in grado di attraccare.
Mentre a Tel Aviv si dà per certa l’offensiva di terra a Rafah, dov’è ammucchiato un milione e mezzo di sfollati, un funzionario Usa ha espresso «cauto ottimismo» sulle trattative per una tregua. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha detto che «si spera di raggiungere una tregua entro pochi giorni». Hamas ha presentato ai mediatori di Egitto e Qatar una proposta che prevede il rilascio degli ostaggi (un centinaio, o meno, quelli in vita) ammalati, anziani, donne e minori in cambio della scarcerazione di 700-1.000 detenuti. Rientrerebbero nello scambio le soldatesse e un centinaio di ergastolani. Poi verrebbero concordati il cessate il fuoco permanente e il rientro degli sfollati. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha bollato la proposta come «assurda». Lo Stato ebraico rifiuta l’ipotesi di una cessazione delle ostilità prima della «distruzione di Hamas». Netanyahu ha annunciato che è tutto pronto per l’offensiva di terra su Rafah – nonostante il diniego Usa con Biden che ieri ha definito «un buon discorso» quello del leader della maggioranza democratica Chuck Schumer che chiedeva nuove elezioni in Israele – e che l’esercito si prepara a evacuare la popolazione. Tuttavia, Israele invierà una propria delegazione a Doha, in Qatar, per proseguire i colloqui. Secondo il ministero controllato da Hamas, in 24 ore i morti sarebbero stati 149, dall’inizio del conflitto 31.490.
Nel primo venerdì di Ramadan, 40mila fedeli musulmani hanno raggiunto la Spianata delle Moschee a Gerusalemme. Non per marciare, rispondendo alla chiamata di Hamas, ma per pregare. Tutto si è svolto nella massima calma, sotto gli occhi dei 3mila agenti, dei comandanti della polizia e dello stesso ministro per la Sicurezza, l’estremista Itamar Ben-Givr. Come negli anni passati, l’accesso era vietato agli uomini di età inferiore ai 50 anni. Già nella notte tra giovedì e venerdì 35mila avevano pregato, senza incidenti.