lunedì 3 giugno 2024
Ancora attacchi su Khan Yunis e Rafah. Blinken insiste: Israele accetti la proposta di cessate il fuoco presentata venerdì dal presidente Biden
Continuano gli attacchi israeliani su Rafah

Continuano gli attacchi israeliani su Rafah - ANSA

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Nonostante le proteste e le pressioni della comunità internazionale, l'esercito israeliano continua l'offensiva su Gaza, offensiva lanciata il 7 maggio con lo scopo di distruggere gli ultimi battaglioni del movimento islamico. I bombardamenti israeliani hanno preso di mira ancora una volta la città di Rafah, il giorno dopo l'appello dei mediatori internazionali a Israele e Hamas affinché concludano un cessate il fuoco, dopo quasi otto mesi di guerra.

Secondo l'agenzia di stampa palestinese Wafa almeno 12 persone tra cui donne e bambini sono morte e diverse altri sono rimaste ferite in una serie di bombardamenti israeliani che stamattina hanno colpito le zone di Khan Yunis e Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Tra ieri sera è stanotte almeno altre dieci persone avevano già perso la vita in raid sui campi profughi di Nuseirat e Bureij, sempre secondo la Wafa. Alcune fonti parlano di 60 morti. Il bilancio delle vittime nell'enclave palestinese dal 7 ottobre è di almeno 36.439 morti e 82.627 feriti, stando agli ultimi dati del Ministero della Sanità locale gestito dal movimento islamista Hamas.
Nelle ultime 24 ore, secondo l’esercito israeliano, sono stati presi di mira "30 obiettivi terroristici, tra cui depositi di armi e cellule armate".

Blinken: Israele accetti la proposta Biden e fermi la guerra

Continuano le pressioni diplomatiche perché si arrivi a una tregua. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha invitato Israele ad accettare la proposta di cessate il fuoco presentata venerdì dal presidente Joe Biden. Secondo una dichiarazione del portavoce del dipartimento Matthew Miller, Blinken ha parlato con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant della proposta di raggiungere un cessate il fuoco totale e completo a Gaza come parte di un accordo sugli ostaggi che consentirebbe anche di aumentare l'assistenza umanitaria in tutta Gaza. Venerdì scorso il presidente Biden ha reso pubblica una proposta di tregua consensuale con Israele nella quale, in tre fasi, entrambe le parti raggiungerebbero il cessate il fuoco permanente voluto da Hamas e la liberazione degli ostaggi chiesta dall'esecutivo di Benjamin Netanyahu. Hamas chiede l'impegno di Israele a "raggiungere un accordo che porti a un cessate il fuoco globale, a un ritiro completo da Gaza, e all'ingresso illimitato di aiuti per dare rifugio e assistere gli sfollati".

L’appello dei Paesi mediatori

I Paesi mediatori Qatar ed Egitto hanno chiesto congiuntamente a "Hamas e Israele di finalizzare l'accordo di cessate il fuoco basato sui principi stabiliti dal presidente Joe Biden, che mette insieme le richieste di tutte le parti ". Dopo che il capo della Casa Bianca ha spiegato i termini della proposta per un accordo in tre fasi, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito la sua contrarietà a trattare prima di avere distrutto Hamas. Ma il capo del governo è sotto pressione: i suoi ministri di estrema destra, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, hanno minacciato di lasciare il governo se dovesse cessare le ostilità prima di porre fine ad Hamas, mentre molti israeliani continuano a scendere in piazza per chiedere un accordo che garantisca prima di tutto il rilascio degli ostaggi. Il leader dell'opposizione Yair Lapid e il presidente Isaac Herzog appoggiano invece l'accordo se prevede la liberazione degli ostaggi e tutela gli obiettivi di sicurezza dello Stato". Hamas ha considerato in modo positivo la proposta di Biden, ma ha ribadito la richiesta di un cessate il fuoco permanente e di un ritiro totale di Israele da Gaza. Resta il nodo del valico di Rafah, punto principale dell'ingresso degli aiuti umanitari a Gaza. Al Cairo si è tenuta l'attesa riunione con gli Usa e Israele dove l'Egitto ha chiesto che la riapertura del valico sia preceduta dal "ritiro incondizionato" dell'Idf dall'area e dall'assicurazione che l'invio di aiuti a Gaza possa avvenire "senza restrizioni" e in presenza nello scalo di palestinesi. In questo caso, l'Egitto chiede il via libera per 350 camion al giorno per Gaza.

Identificati i resti di un altro ostaggio

Dolev Yehud, 35 anni, che si riteneva fosse ostaggio di Hamas nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre, è stato dichiarato morto dopo che il suo corpo è stato identificato. A dichiararlo è stato l'esercito israeliano, citato dal Times of Israel. Yehud, del kibbutz Nir Oz al confine con Gaza, era un medico volontario del Magen David Adom e di United Hatzala. La mattina del 7 ottobre ha lasciato la sua abitazione per andare a prestare soccorso alle vittime dell'attacco di Hamas, ed è stato ucciso.
Inizialmente, l'Idf riteneva che Yehud fosse stato rapito, anche se nel corso della guerra non ci sono state indicazioni da Gaza sulla sua presenza nella Striscia. Nuovi test scientifici di identificazione, abbinati alle informazioni sul luogo di ritrovamento dei resti, hanno confermato che un corpo precedentemente non identificato apparteneva a Yehud. Dolev era sposato e aveva quattro figli; sua moglie, Sigal, ha dato alla luce il quarto figlio mentre si pensava fosse tenuto prigioniero. Sua sorella, Arbel Yehud, 28 anni, è ancora prigioniera del gruppo terroristico a Gaza.

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