L'utero in affitto, ovvero un paradosso francese. È l’amara sensazione lasciata da un’improvvisa carambola di rivelazioni e dichiarazioni che hanno messo a nudo le contraddizioni di Parigi sulla questione. Al mattino, dalla principale radio pubblica d’informazione, France Info, è giunta come una bomba la notizia di un’imminente circolare ministeriale che chiederà di trascrivere in Francia i certificati di nascita stranieri dei bambini nati su decisione di coppie francesi ricorsi alla surrogata all’estero. Un lampo imprevisto sincronico rispetto all’arrivo in commissione parlamentare della nuova riforma estremamente controversa sulla bioetica.
Poco dopo, gli stessi parlamentari hanno ascoltato dalla guardasigilli, Nicole Belloubet, un’altra versione. La surrogata resta un «interdetto assoluto» se praticata sul suolo francese, ha detto in aula la ministra, che ha «vigorosamente» smentito la presunta intenzione del governo di riconoscere in modo automatico il legame filiale dei bambini nati da surrogate realizzate all’estero».
L’esecutivo «non intende affatto modificare la situazione giuridica» di questi bambini, anche se in effetti «una circolare interministeriale sarà diffusa agli ufficiali di stato civile e nei consolati per facilitare la buona applicazione» delle attuali regole, che permettono alla “madre d’intenzione” di adottare il bambino, aggirando così di fatto la legge. Insomma: conferme e, al contempo, smentite. Come se non bastasse, un’altra versione è poi giunta da una fonte dello stesso ministero della Giustizia, per la quale la redazione della circolare è in realtà «in sospeso», dipendendo da un imminente e importante verdetto della Corte di Cassazione, previsto dopo il 20 settembre. Nella cartesiana Francia, la logica di tutto ciò è sfuggita a tanti.
Anche perché le rivelazioni della stampa sono state corroborate da Stanislas Guérini, delegato generale del partito presidenziale La République en marche, pronto a dichiarare: «I bambini diventerebbero i figli del padre e della madre. Oggi, la situazione nella quale ci troviamo è formidabilmente ipocrita poiché solo il padre, donatore degli spermatozoi, è riconosciuto e questi bambini si trovano in situazioni che sono talvolta intimamente dolorose». Lo stesso Guérini ha impiegato un argomento abituale delle associazioni pro-surrogata, che fa riferimento alle condanne giunte dal foro internazionale addossato al Consiglio d’Europa, organismo distinto dall’Unione Europea: «La Corte europea dei diritti dell’uomo aveva condannato la Francia per queste situazioni e per questi bambini, per il diritto dei bambini che non era riconosciuto oggi attraverso entrambi i genitori. Credo che sia sano mettere fine a queste situazioni e ricordare qual è il nostro impegno».
Da più parti, si teme una breccia irreparabile, con il corollario dell’abbandono di ogni pretesa francese nella lotta per un’abolizione universale della piaga mondiale.
Per Tugdual Derville, delegato dell’associazione Alliance Vita, oggi «non è più possibile affermare che “non ci sarà la surrogata” in Francia». Per Ludovine de la Rochère, presidente della Manif pour tous, l’attuale «cacofonia» sembra in ogni caso annunciare «una più grande tolleranza» verso i francesi che aggirano il divieto legale, svuotandone ancor più il senso.