lunedì 27 maggio 2024
«Uno strappo profondo» che inquieta i medici. La legge soltanto nel 2025, ma è già scontro sul testo iniziale I vescovi francesi
Emmanuel Macron

Emmanuel Macron - ANSA

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La Francia, sul fine vita, si riconoscerà ancora allo specchio dopo l’«evoluzione» verso il far morire promossa dal governo? Ieri, nel giorno di lancio del dibattito parlamentare in aula sulla bozza che potrebbe stravolgere il sistema francese, se lo chiedevano in tanti, soprattutto fra i credenti e i professionisti del mondo sanitario.

Le modifiche preliminari della Commissione speciale hanno lasciato l’impressione dell’apertura possibile di un vaso di Pandora, con emendamenti libertari di stampo anche molto trasgressivo. Fra i più denunciati, la soppressione del criterio di una prognosi di morte imminente per accedere a un «aiuto a morire», che la Commissione vorrebbe estendere invece a ogni malattia «grave e incurabile in fase avanzata o terminale». Una definizione molto larga che scandalizza, così come la proposta di un reato penale di «ostruzione» al far morire, con pene fino a un anno di carcere e 15mila euro di multa, simili a quelle che esistono già per l’aborto. Molto criticata pure l’opzione dell’intervento di una «terza persona» di fiducia per l’esecuzione dell’atto letale.

In teoria, è solo l’inizio di un cammino legislativo che si annuncia mosso e lungo, destinato forse a protrarsi fino al 2025, con spole probabili fra le Camere di diversa “colorazione”, essendo il Senato dominato dal centrodestra. Di fatto, se restassero inalterati nella sostanza, questi contenuti di partenza del testo trasformerebbero la Francia, di colpo, nel più grande Paese europeo più sbilanciato a favore di eutanasia e suicidio assistito. Una analisi sostenuta in tanti, pure nel mondo medico, paventando un “salto nel buio”. Per un ex timoniere di quel Consiglio di Stato che vidima le leggi, il cattolico Jean-Marc Sauvé, siamo di fronte all’«ultima astuzia del liberismo per fare economie sul Welfare». Un retroscena economico anch’esso evidenziato da più parti.

Il presidente Emmanuel Macron, che è figlio di un professore universitario di neurologia, propende per atti «inquadrati» che escludano a priori, oltre ai minori, pure chi è affetto da malattie mentali. Per ora ufficialmente un «testo d’equilibrio» pure per Catherine Vautrin, ministra del Lavoro, della Sanità e delle Solidarietà, che ha sottolineato che la bozza contiene pure una «strategia decennale» per sviluppare le cure palliative. Ma dei grandi esperti, come il professor Emmanuel Hirsch, parlano al contrario di «strappo profondo» rispetto all’approccio tradizionale della bioetica d’Oltralpe.

La Conferenza episcopale francese seguirà da vicino ogni sviluppo, anche attraverso un pool dedicato di 4 vescovi referenti: monsignor Vincent Jordy (Tours), monsignor Matthieu Rougé (Nanterre), monsignor Pierre-Antoine Bozo (Limoges) e monsignor Emmanuel Gobilliard (Digne, Riez e Sisteron). Resiste la speranza che possa prevalere fra i deputati la voce della coscienza, anche perché i partiti dovrebbero lasciare libertà di voto ai parlamentari. A sensibilizzare è pure il corpo medico dei palliativisti, ricordando gli annosi ritardi nell’applicazione delle precedenti leggi sulle cure palliative. Di certo, in aula, non mancheranno scintille e tensione.

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