Guerrigliera delle Farc in un centro di raccolta con la figlia (Ansa)
L’ultimamarcia delle Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (Farc) termineràdomani. Quando tutti i 6.300 guerriglieri saranno radunati nelle ventisei “zonedi pace”, distribuite in quattordici dipartimenti. Là, durante i prossimicinque mesi, avverrà il disarmo.
Un appuntamento cruciale del nuovo corso colombiano. A cui si dirigono le carovane di fuoristrada, canoe, bus con cui i miliziani abbandonano le enclave nella giungla dove sono rimasti nell’oltre mezzo secolo di guerra. Dopo quattro anni dinegoziati, ora, il conflitto è terminato. Il 24 novembre, governo e Farc hanno firmato l’accordo di pace al teatro Colón di Bogotà. In base a quest’ultimo, prima di rientrare nella vita civile, i guerriglieri devono completare il processo di smobilitazione. Sotto la supervisione del governo e delle Nazioni Unite. Il trasferimento di massa sarebbe dovuto cominciare il primo dicembre. Il ritardo nell’approvazione delle legge di amnistia e nella costruzione dei centri di accoglienza – per altro ancora da completare –, lo ha fatto slittare a sabato scorso.
Il ritorno alla normalità
Nei 26 accampamenti provvisori, le donne e gli uomini delle Farc entrano armati. Pistole e fucili mitragliatori vengono registrati: possono essere impiegati solo per difesa personale in casi estremi. A vegliare sulla sicurezza degli “ospiti”, è, invece, l’ex nemico: l’esercito. Quando usciranno per ritornare alla vita civile, il primo giugno, gli ormai ex miliziani lo faranno senza mimetica né armi. Queste ultime resteranno negli accampamenti, dove verranno fuse insieme per fabbricare tre monumenti alla pace. In cambio, tutti avranno un nuovo documento di identità, in cui potranno tenere il nome di battaglia. O riprendere quello di nascita.