Una partecipante al flashmob per Charlie Gard a Roma (Siciliani)
L’Esercito di Charlie, quell’armata di milioni di persone in tutto il mondo che ha fatto della sopravvivenza del piccolo di undici mesi la propria battaglia, va avanti «e non si fa intimidire dai medici», promette Stephanie Roundsmith, una sostenitrice del piccolo.
«Ma siamo tanto felici che ora abbiano deciso di dargli una nuova chance». Con altre persone ha organizzato un sit-in a Trafalgar Square, nel cuore di Londra. Se il piccolo è ancora attaccato al respiratore che lo tiene in vita al Great Ormond Street Hospital di Londra è grazie soprattutto all’intervento del Papa, spiega invece Sarah Johnson, un’altra “arruolata” nel Charlie’s Army, «ma anche al nostro costante supporto».
Con i social media inondati da cuoricini blu, il simbolo della lotta di Charlie, e una miriade di siti ormai dedicati al piccolo, tra cui Charlie’s Fight e pray4charlie, il popolo dei sostenitori del bambino ha trovato il mezzo più potente per far sentire la propria voce: «Non uccidete Charlie», «Rilasciate Charlie», «Salvate Charlie Gard», si legge sui cartelloni che da oltre una settimana vengono sventolati sulle strade di Londra e in altre città dai sostenitori del piccolo.
È grazie al loro costante supporto che «i genitori hanno mantenuto la forza e il coraggio di andare avanti», ha confessato qualche giorno fa ai media britannici un amico di famiglia, «e raccolto i fondi, oltre un milione e mezzo di euro, che li aiuterebbero a pagare per le cure del piccolo anche se ormai non servirebbero neanche più visto che l’America ha offerto di curarlo gratis». Venerdì sera il popolo di Charlie era felice dopo l’annuncio del Great Ormond Street che è disposto a riconsiderare il caso. «Siamo estasiasti dalla notizia – ha scritto sulla pagina di Facebook Charlie’s Fight Claire Smith – Attendiamo ora con il fiato sospeso il verdetto del giudice ma siamo pieni di speranza».
E quando qualcuno ha comunque sottolineato il fatto che per un gruppo di esperti Charlie «avrebbe non più del dieci per cento di possibilità di sopravvivere», Leanne Suggit, un altro “soldatino” di Charlie, ha risposto così: «Il dieci per cento è una percentuale enorme nel mondo della medicina. Qualche anno fa ho avuto un aneurisma. Se non fossi stata operata subito sarei morta. I medici mi dissero che avevo il dieci per cento di possibilità di sopravvivere e se ce l’avessi fatta avrei comunque rischiato di essere gravemente disabile. Sono qui a raccontarlo, “normale” al cento per cento, sposata con figli. So che la mia storia è diversa da quella di Charlie ma il dieci per cento è una buona percentuale».
Tanti, tantissimi sono stati gli appelli sui social media dei sostenitori di Charlie di scendere in piazza per protestare contro il parere dei medici o semplicemente per pregare. In tutto il mondo ci sono state veglie di preghiera e manifestazioni e giovedì sera centinaia di sostenitori sono tornati sulle strade di Londra dopo la protesta di domenica scorsa a Buckingham Palace. Si sono dati appuntamenti alle sei di sera davanti ai cancelli di Downing Street, la residenza della premier Theresa May alla quale l’esercito di Charlie ha chiesto di intervenire per salvare il piccolo. «Siamo qui per ricordare al nostro primo ministro – ha detto John Loggins, un signore sulla sessantina –, in caso non lo avesse notato, che dopo l’intervento del Papa e di Trump, è rimasta l’unica a non mostrare un briciolo di umanità».
Anche la mamma del piccolo venerdì aveva rivolto un appello alla premier ad Amburgo per il G20: «Come primo ministro di questo Paese – ha scritto Connie Yates – appoggiaci come altri ci stanno appoggiando». Diversi edifici di Londra, in questi giorni, si illuminano di blu. E per supportare il «piccolo battagliero» (come lo ha soprannominato mamma Connie), l’«esercito di Charlie» continuava a marciare nelle strade di Londra. Giovedì sera era guidato dall’attrice Linda ed ha raggiunto la residenza del proimo ministro: «Vediamoci alle sei a Downing Street», si leggeva sulla pagina Facebook di Charlie’s Army seguita da oltre sessantamila persone.
Anche gli hashtag #JeSuisCharlie e #SaveCharlieGard sono inondati di contratti, come l’account Fight4Charlie che ha seimila. Un altro battaglione dell’Esercito di Charlie.