Un'elettrice in trepidante attesa dei risultati - Ansa
Alle 10 italiane, con seggi chiusi negli Stati Uniti, il democratico Joe Biden ha 238 voti elettorali e dovrebbe aggiudicarsene altri 6 (totale 244), mentre il repubblicano Donald Trump ne ha 214 e dovrebbe aggiudicarsene altri 3 (217). Per l'elezione sono necessari 270 voti, ne restano da assegnare 77.
Per quanto riguarda il Congresso, i Democratici dovrebbero mantenere la maggioranza alla Camera dei rappresentanti, con 7 seggi più dei Repubblicani. Mentre al Senato sarebbero esattamente alla pari. Rieletta la Speaker della Camera dei Rappresentanti, la democratica Nancy Pelosi.
L’unica previsione azzeccata per il momento è che l’Election day 2020 sarebbe sfociato in una lunga, interminabile notte. Dopo la mezzanotte americana, quando tutti i seggi avevano chiuso, compresi quelli sulla costa occidentale, il vincitore della corsa alla Casa Bianca restava infatti ancora del tutto incerto. La vittoria di Donald Trump in Florida ha allontanato la speranza democratica di togliere al presidente uno degli Stati decisivi per il trionfo. Anche il solido vantaggio di Trump in Ohio, che il presidente deve necessariamente conquistare per ottenere un secondo mandato, non permette di prevedere un esito rapido del conteggio.
Anche se Joe Biden ha strappato lo Stato chiave dell’Arizona, che mette in palio 11 grandi elettori, l’elezione resta dunque molto più serrata di quanto non lasciassero presagire i sondaggi, che fino a ieri segnalavano un netto vantaggio dell’ex vicepresidente sul repubblicano.
Sembrano invece materializzarsi sempre di più i timori della vigilia, che il nome del prossimo presidente americano dipenderà da uno o due Stati e in particolare dal lento conteggio del voto per posta. Dalla Pennsylvania arriva infatti la notizia che 275mila voti ricevuti per posta non compariranno nel conteggio finale delle elezioni fino a oggi o forse per tutta la settimana. E l’incertezza dell’esito del voto in Pennsylvania potrebbe riprodursi in altri Stati del Midwest e della cosiddetta Rust Belt, la regione delle periferie operaie che nel 2016 fu decisiva per l’elezione di Trump. Sia in Michigan che in Ohio e in Wisconsin, infatti, il presidente è in vantaggio di alcune centinaia di migliaia di voti, ma potrebbe essere penalizzato dalle preferenze espresse per posta che saranno scrutinate più tardi. Il Michigan, in particolare, potrebbe attendere fino a venerdì per ufficializzare il conteggio delle schede inviate per corrispondenza.
Di certo il presidente ha tenuto molto più del previsto nei sobborghi residenziali delle grandi città e ha conquistato a sorpresa preferenze fra gli elettori di origine latino americana e fra i neri.
Un’altra previsione che si è rivelata errata è quella di violenza ai seggi. A parte qualche scaramuccia isolata, le operazioni di voto si sono svolte con calma e senza incidenti. La speranza degli americani è che il prolungarsi dell’incertezza non infiammi gli animi già tesi dei sostenitori di uno o dell’altro candidato.