Non c’è accordo tra i ministri degli Esteri dell’Ue su una dichiarazione che condanni le persecuzioni contro le comunità cristiane, in particolare in Medio Oriente, senza però nominarle, senza indicare quali sono i Paesi in cui avvengono per persecuzioni e gli eccidi, e senza indicare un minimo di impegni concreti in difesa delle comunità perseguitate, cristiani o meno. Di questo tenore era la bozza che i diplomatici avevano preparato per i ministri che si sono riuniti ieri a Bruxelles: dopo un’ora e mezza di aspra discussione per ottenere qualche significativa modifica, la bozza è stata bocciata innanzitutto dal ministro degli Esteri
Franco Frattini (era stata sua l’iniziativa per far mettere la questione all’ordine del giorno della riunione), che è stato poi spalleggiato dai colleghi francese e polacco, come lui preoccupati anche di non infliggere un affronto plateale alle richieste di tutt’altro tenore approvate a larghissima maggioranza nei giorni scorsi prima dall’Europarlamento e poi rafforzandole ancora dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, massima organizzazione del nostro continente per la difesa dei diritti umani. «Oggi è stata scritta una pagina non bella», ha commentato Frattini alla fine della riunione e ha spiegato che con un testo che non nominasse i cristiani «l’Europa non sarebbe stata credibile» e che «il laicismo esasperato » emerso da più parti in sede di consiglio dei 27 ministri «è certamente dannoso per la credibilità dell’Unione Europea ». «Ci siamo trovati davanti a un testo su cui avevamo lungamente discusso con i ministri del Ppe – ha detto ancora il ministro – e riteniamo indispensabile che si menzionino le comunità cristiane e una larghissima maggioranza dei Paesi aveva condiviso la mia proposta di menzionare gli attentati terroristici contro le comunità cristiane e contro quella sciita a Kerbala».Ma era necessaria l’unanimità e contro la proposta di Frattini di modificare in quel senso la bozza di dichiarazione «un certo numero di Paesi ha votato contro scontatamente come il Lussemburgo e il Portogallo e altri, come Irlanda e Spagna, sorprendentemente: a questo punto ho chiesto e ottenuto che il testo fosse ritirato». L’alto rappresentante della politica estera e di sicurezza dell’Ue,
Catherine Ashton, ha promesso che presenterà una nuova bozza in tempo per una prossima riunione dei ministri degli Esteri e cercherà di fare in modo che il nuovo testo sulle libertà religiose «tenga conto della situazione delle singole comunità che rischiano di essere oggetto di violenze e discriminazione nelle diverse parti del mondo». Sconfitta su tutta la linea (la bozza ritirata era stata preparata dai diplomatici sotto la sua direzione e rispondeva al suo approccio molto reticente in simili questioni), lady Ashton si è consolata affermando che «è stata una buona discussione» e che «c’è la volontà di mandare un segnale forte». Le parole dell’alto rappresentante non sembrano aver convinto monsignor
Rino Fisichella. Per il presidente del dicastero vaticano per promuovere l’evangelizzazione, sembra che troppi dirigenti dell’Ue siano ormai convinti come la Ashton «che il nome 'cristiano' non possa entrare in una risoluzione ». Nella bozza bloccata da Frattini, i ministri dell’Ue condannano «intolleranza, discriminazione e violenze per motivi religiosi» ma ancora una volta solo in termini generici. Confermando in modo esplicito un testo quanto mai generico approvato dal Consiglio nel novembre 2009, nella bozza che lady Ashton ha promesso di rivedere si esprime la consueta «preoccupazione profonda per il moltiplicarsi di episodi di intolleranza e discriminazione religiosa » come «recenti violenze a atti di terrorismo contro luoghi di culto e pellegrini ». Nel testo si legge che «il Consiglio riafferma il forte impegno dell’Ue a promuovere e proteggere la libertà di religione e di fede senza alcuna discriminazione » ma non si dice in che modo quel «fermo impegno» verrebbe messo in pratica.