La manifestazione dei giovani dei Fridays a Glasgow - Ansa
Vista dall’alto di Blythswood Hill, l’avanzata dei giovani ambientalisti che ieri hanno marciato su Glasgow, a pochi chilometri dal campus che ospita la Conferenza Onu sul clima (Cop26), per chiedere azioni concrete contro il riscaldamento globale appare come la versione più fresca e colorata del “Quarto Stato” di Pelizza da Volpedo. Catherine, 73 anni, aspetta seduta a una panchina che la vivace sfilata arrivi sotto i suoi occhi perché possa applaudire, dice, alla «determinazione» di questi ragazzi. «Il mondo – sottolinea – appartiene a loro».
Organizzata da Fridays for Future, il movimento che raggruppa diverse sigle dell’attivismo ambientalista under 25, la manifestazione ha chiamato a raccolta più di 10mila persone. Quelle attese a un’altra protesta, in programma oggi, potrebbero essere molte di più. Tra gli striscioni, i cartelli e le bandiere multicolore sventolate da giovani arrivati in Scozia da ogni parte del Regno Unito, dell’Europa e del mondo ci sono anche le “eroine” più famose della causa climatica globale: l’ugandese Vanessa Nakate, ricevuta il giorno prima dal principe Carlo, e la svedese Greta Thunberg salita sul palco dopo la sfilata a sottolineare l’ennesimo «fallimento per due settimane» di un vertice internazionale sul clima.
Greta Thunberg parla a Glasgow - Ansa
«Come le precedenti, Cop26 è il festival del bla, bla, bla – ha detto – quello che, forse più di altri, ha escluso le voci dal basso». Non si può affrontare la minaccia del cambiamento climatico, ha condannato, «con gli stessi metodi», fondati su «cavilli e statistiche incomplete», che salvaguardano «il business as usual». Nel serpentone di teenager e ventenni che si è snodato da Kelvingrove Park a George Square si confondono anche molti bambini accompagnati da genitori o educatori. Diversi persino i neonati scarrozzati dalle mamme in marsupio o passeggino. I nonni si aggiungono appoggiandosi a bastoncini per il trekking o in bicicletta. Il repertorio degli slogan urlati a squarciagola, è vasto e fantasioso: «Salviamo il pianeta», gridano. «Giustizia climatica, adesso», «madre terra ci chiama», «dateci soluzioni, non false promesse».
Qualcuno, tra i gestori dei pub e dei ristoranti ai margini delle strade, lancia bottigliette di acqua gratis a chi le chiede. Nella massa festosa e colorata si distingue un gruppo di adulti in tenuta ospedaliera: sono medici, infermieri e ostetriche scese in strada perché, spiega Elisabeth, 54 anni, di Durham, «preoccupati per le conseguenze che il cambiamento climatico avrà sulla salute dei più giovani».
Lukas ha dieci anni e marcia con i Fridays for future insieme alla mamma. Come tanti altri piccoli dimostranti, ha saltato la scuola pur di partecipare alla manifestazione. Molti l’hanno definita «sciopero». La cosa non è sfuggita al premier britannico Boris Johnson che, sì, ha elogiato la «passione» dimostrata dai ragazzi sull’ambiente ma ha bollato come «dannosa» la decisione di saltare le lezioni. «Il pianeta però è anche mio – argomenta Lukas cercando con lo sguardo conferme dalla madre –: sono molto preoccupato per quello che ci potrebbe succedere».
Il problema delle lezioni mancate non riguarda invece David, studente universitario a Leeds, attratto in Scozia dal carisma della svedese Greta. «È riuscita a mobilitare una generazione intera – ha osservato – e ad aprirci gli occhi». Il passo successivo? «Mi piacerebbe fare politica – ti dice dritto negli occhi –, passare dall’altro lato della barricata per cambiare davvero le cose. Devo però sbrigarmi. Se tutto va bene, entro la prossima Cop avrò anche una laurea in legge che mi aiuterà a dare battaglia».