Personale protetto contro il Covid impegnato nella disinfestazione del centro commerciale della città cinese di Xi'an - Ansa
E’ ancora lockdown in Cina, Paese che attua, fin dall’inizio della pandemia, la politica “zero Covid”, con l’obiettivo di sradicare completamente il virus. Una strategia adottata anche da Nuova Zelanda, Singapore e Australia che l’hanno poi abbandonata con l’arrivo dei vaccini. Il gigante cinese, invece, persiste nel tentativo di combattere il Sars-CoV-2 con drastiche quarantene e tamponi di massa.
Altri cinque milioni e mezzo in lockdown: 20 in totale
Salgono a 20 milioni i cinesi confinati in casa. Dopo gli abitanti di Xìan (13 milioni) e di Yuzhou (1,1 milioni), anche i 5,5 milioni di residenti di Anyang, nella provincia centrale dell'Henan, sono entrati in lockdown in seguito alla conferma di 84 infezioni locali dopo il primo caso riportato sabato scorso.
L'autorità cittadina ha dichiarato che tra la mezzanotte di ieri e le 8 di stamani sono stati accertati 58 nuovi casi. Da ieri sera sono stati bloccati dal governo municipale tutti i veicoli. Sembra che i primi casi siano legati alla stessa catena di trasmissione di quelli della municipalità di Tianjin, nel nord del Paese.
A Tianjin i 14 milioni di abitanti hanno dovuto sottoporsi a test e sono potuti uscire solo dopo un tampone negativo che attivasse il pass per autobus e treni. Dei venti casi scoperti, due erano stati causati dalla contagiosissima variante Omicron.
Anche a Zhengzhou, capoluogo della provincia di Henan, asili, da ieri scuole primarie e secondarie hanno sospeso le lezioni in presenza e sono passate a quelle online, mentre tutti i luoghi di ristorazione hanno interrotto l'offerta di servizi all'interno, nel tentativo di contenere un focolaio locale. I luoghi pubblici non essenziali sono stati temporaneamente chiusi, mentre i supermercati del centro, i negozi di alimentari, le panetterie, i mercati a km 0, le istituzioni sanitarie e quelle bancarie e gli uffici continueranno a fornire servizi di prima necessità. Chi entra in città è obbligato a fornire risultati negativi ai test molecolari effettuati nelle ultime 48 ore e Green pass. Fino a ieri i casi di Covid in città erano 103.
Timori per il Capodanno cinese e i Giochi olimpici invernali
La gestione cinese della pandemia verrà sottoposta al suo test più importante il prossimo 1° febbraio, Capodanno cinese, la festa più importante dell'anno, che coincide con la luna nuova, quando milioni di persone si mettono in viaggio per festeggiare con parenti e amici.
Per non parlare delle Olimpiadi invernali che si svolgeranno tra il 4 e il 20 febbraio e saranno ospitate dalle capitale Pechino che si trova soltanto a 115 chilometri di distanza da Tianjin. Gli organizzatori stanno operando una politica di "bolla sanitaria chiusa" con la quale Pechino verrà sigillata e il microcosmo dei circa tremila atleti attesi e di quanti lavoreranno ai Giochi sarà tenuto separato dal resto della città.
Migliaia di dipendenti, volontari, addetti alle pulizie, cuochi e autisti di pullman legati ai Giochi saranno letteralmente rinchiusi nella “bolla”, senza alcun accesso fisico diretto al mondo esterno. Chiunque entrerà nella bolla dovrà essere vaccinato o sarà sottoposto a una quarantena di ventuno giorni. Tutti saranno testati quotidianamente e dovranno indossare sempre le mascherine.
Gestione severa, ma il virus non è debellato
Purtroppo, fino ad oggi, l'approccio cinese non ha ottenuto il risultato sperato di annientare il virus e ha isolato il Paese dal resto del mondo. A gennaio sono stati messi in lockdown, dopo 3 casi positivi, tutti gli 1,17 milioni di residenti di Yuzhou, nella provincia centrale di Henan.
La città di Xian nella vicina provincia settentrionale dello Shaanxi, è in lockdown da quasi tre settimane. In questa metropoli di 13 milioni di abitanti è ricomparso il baratto, praticato da molti residenti in isolamento disposti a scambiare beni di consumo e persino apparecchiature tecnologiche in cambio di cibo. Nonostante le autorità forniscano cibo gratuitamente a chi è in lockdown, molti lamentano infatti una carenza di scorte.
Secondo la Bbc, l'approccio cinese è reso possibile solo dalla natura poco democratica del regime. "La narrativa, promossa dai politici e dai media, si è concentrata sul successo del modello cinese paragonato con l'inefficenza delle democrazie occidentali", ha dichiarato all'emittente britannica il professor Yanzhong Huang, esperto di salute globale.