venerdì 19 gennaio 2018
Nel 2017, in Cina si sono stati 17,23 milioni di nuovi nati rispetto ai 17,86 milioni dell'anno precedente. Sembra spegnersi la spinta provocata dalla abolizione della politica del figlio unico
Cina, il baby boom si sgonfia già: nel 2017 calano i nati
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Doveva imprimere una svolta. Ma la rottamazione della politica del figlio unico, decisa dal Pechino nell’ottobre del 2015, sembra aver già smarrito la sua spinta propulsiva. E l’accelerazione nelle nuove nascite, registrata subito dopo la sua dismissione? Solo una fiammata. Destinata rapidamente a spegnersi. I dati sono stati riferiti dal capo dell'Ufficio nazionale di statistica Ning Jizhe: nel 2017, in Cina si sono stati 17,23 milioni di nuovi nati rispetto ai 17,86 milioni dell'anno precedente. I bambini nati nel 2016 - il primo anno dell'entrata in vigore della politica del secondo figlio - erano stati 17,5 milioni, 950mila in più (5,7 per cento) rispetto all'anno precedente. La popolazione cinese è oggi di 1,379 miliardi di persone.

Nonostante il 2017 registri un rallentamento, la Commissione nazionale di pianificazione familiare e salute pubblica ha detto in un comunicato che il numero di nascite è rimasto «a un livello relativamente alto». Il rallentamento è dovuto al calo della popolazione femminile in età fertile e alla decisione delle persone di sposarsi e aver figli più tardi. «Fattori socioeconomici - ha spiegato la commissione - hanno ovviamente influenzato la volontà di far nascere figli». La proporzione di nuovi nati da genitori che hanno già un figlio, nonostante il calo complessivo delle nascite, è arrivato al 51 per cento, il 5 per cento in più rispetto al 2016.

Il tasso di fertilità della Cina è pari a 1.6, più alto di quello della Germania (1.45) ma più basso di quello degli Stati Uniti (1.87). Perché una popolazione non declini, è stato calcolato, è necessario un tasso pari a 2,1 nascite per donna. La Cina dunque nonostante la politica del secondo figlio resta lontana dalla soglia di «garanzia». La proporzione di nuovi nati da genitori che hanno già un figlio, nonostante il calo complessivo delle nascite, è arrivato al 51 per cento, il 5 per cento in più rispetto al 2016.

La parziale liberalizzazione delle nascite sembra insomma non riuscire a sterilizzare (e sanare) i disastrosi effetti della politica del figlio unico. Una politica che ha ferito profondamente il tessuto sociale cinese: dal progressivo restringimento della manodopera – la popolazione in età lavorativa, di età compresa tra i 15 e i 59 anni è scesa di oltre 3,71 milioni di unità nel 2014, di 2.44 milioni nel 2013, di 3,45 nel 2012 – agli squilibri che hanno sconvolto la famiglia, tradizionale pilastro della società del Dragone. I dati catturano l'inesorabile declino della famiglia cinese. Nel 1950 ogni famiglia era composta in media da 5,3 persone. Nel 1990 si era passati a 3,96, a 3,2 nel 2012. Si stima che 160 milioni di famiglie – circa il 40 per cento del totale – siano oggi composte da non più di due persone. Nel 2000 la percentuale era "solo" del 25%. In un decennio, il numero di nuclei «uni-personali» è raddoppiato, quello delle famiglie composte da due persone è schizzato del 68 per cento. Una strategia di contenimento terribile che ha procurato 400 milioni di aborti, 196 milioni di sterilizzazioni da quando, nel 1980, è entrata in vigore la politica del figlio unico.

Un altro nodo apparenta la Cina a tendenze in atto in altri Paese asiatici: il rapido invecchiamento della popolazione. Secondo la China Association of Social Security, la popolazione anziana della Cina dovrebbe raggiungere i 400 milioni entro la fine del 2035. Oggi sono 240 milioni gli anziani. Per la China's National Health and Family Planning Commission, l'aspettativa di vita media ha raggiunto 76,5 anni lo scorso anno, rispetto ai 74,83 anni del 2010.


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