Indigeni sfollati in Chiapas
Quasi 1500 profughi e 4000 indigeni impossibilitati a vivere nella loro terra. È il grido di allarme della Caritas di San Cristobal de las Casas, una delle principali città del Chiapas, stato meridionale del Messico al centro di un conflitto e di una instabilità lacerante. “Sono bambini, vecchi e soprattutto donne le vittime della violenza causata da un’assegnazione di confine che non rispetta i limiti storici della regione. Gli anziani del villaggio vedono i campi dove coltivavano il mais occupati dal popolo vicino che, armato, si è impossessato delle terre”, racconta preoccupato padre Marcelo Pérez, instancabile coordinatore della pastorale sociale diocesana a San Cristobal. Il prete, di origine indigena, ha cercato di essere intermediario e interprete tra le comunità e il governo e, allo stesso tempo, ha cercato di comunicare ai media la tragedia. Chenalhó e Chalchihuitán, come tante altre realtà nell’intero Messico, sono il frutto di “giustizia, terra e libertà”, caposaldi della riforma agraria che rese vivibile enormi pezzi di terra distribuiti a migliaia di contadini dopo la Rivoluzione messicana. Per questa fetta di popolazione, oltre a requisito essenziale per la sussistenza delle loro famiglie, la terra è elemento della cosmovisione, elemento proprio delle popolazione indigena che da secoli è presente in Messico.La Caritas punta a diffondere attraverso stampa, questa emergenza, e cioè lo scontro armato tra villaggi confinanti per ristabilite le condizioni di vivibilità e sicurezza, una notizia ignorata ai mezzi di comunicazione nazionale. “Si tratta di gruppi di popolazione povera, resiliente, capaci di vivere in comunità organizzandosi con poco, e in cui la terra e il mais risultano elementi essenziali di sopravvivenza”, spiega Norma Medina Sandoval, direttrice della Caritas di San Cristobal. Con il mais fanno tortilla, tamales e tostadas, alimento basilare per queste popolazioni. Il conflitto iniziato prima di Natale e che ha causato la morte per freddo di una decina di bambini, non è l’unico di questo genere in Messico. Basta guardare alle situazioni della zona di Chimalapas, tra i confini di Oaxaca e Chiapas, o come la richiesta di restituzione della propria terra dalla tribù Yaqui, nello stato di Sonora, all’estremo nord del Paese, solo per fare due esempi.