Un manifestante anti-Brexit fuori dal Parlamento di Westminster a Londra (Ansa)
Ha senso rinviare l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea e prolungarne i negoziati? La domanda, stavolta, è arrivata direttamente dal capo negoziatore dell'Ue per la Brexit, Michel Barnier, all’indomani del nuovo no del Parlamento di Westminster all’intesa tra la premier britannica Theresa May e Bruxelles. Il Regno Unito "deve darci una linea chiara. Ecco la domanda che si pone, ancora prima di una decisione su un'eventuale estensione" della data di uscita dall'Ue: "Prolungare i negoziati per fare che? I negoziati sull'articolo 50 sono finiti: il trattato c'è, è qui. Aspettiamo una risposta, se la domanda" di un rinvio "verrà posta". Così, stamane, un Barnier mai tanto diretto.
Stasera il Parlamento britannico voterà sull’ipotesi di una Brexit “no deal”, ovvero senza intesa con l’Ue, ipotesi indigesta a May e soprattutto considerata rovinosa dagli economisti. Se il “no deal” venisse respinto, l’ultimo appuntamento (di questa fase) è il voto di domani, sempre ai Comuni, sulla richiesta a Bruxelles sulla proroga dell’articolo 50, ovvero un rinvio della Brexit, richiesta che i capi di Stato e di governo dell’Unione dovrebbero valutare il 21 e 22 marzo ed eventualmente approvare all’unanimità. Il capogruppo del Partito popolare europeo Manfred Weber si è detto contrario "anche ad un solo giorno di proroga, se non otteniamo risposte chiare dai britannici". Stessa posizione dal capogruppo dei Liberali dell'Alde Guy Verhofstadt: "Sono contrario al prolungamento anche di un solo giorno", se Londra non darà una motivazione chiara, ha spiegato.
"Siamo in un momento molto grave, perché il rischio di un “no deal” non è mai stato così elevato", ha sottolineato Barnier. Raccomando di non sottovalutare questo rischio e le sue conseguenze". Il capo-negoziatore ha ribadito che l'Ue non vuole "questo scenario", ma "è pronta a affrontare questa situazione". Nei prossimi giorni la linea di Barnier e della sua squadra sarà "difendere gli interessi dell'Ue e di tutti i suoi cittadini".
Regno Unito pronto a tagliare i dazi
Il ministro britannico del Commercio, George Hollingbery, ha annunciato stamani che in caso di “no deal” Londra intende ridurre drasticamente dazi e tariffe all'ingresso del Regno Unito sui prodotti importati dai Paesi Ue e dal resto del mondo, con tagli fino all’87%. Le nuove norme entrerebbero in vigore la sera del 29 marzo (attuale scadenza della Brexit), se appunto non si riuscirà a varare entro quella data un accordo per l'uscita "regolata" con l'Ue oppure se non passerà il rinvio della Brexit.
Il nuovo sistema sui dazi sarà in vigore per 12 mesi, in modo da evitare un improvviso balzo in alto dei prezzi di prodotti provenienti dall’Ue che andrebbe a colpire i consumatori britannici e per garantire la catena di approvvigionamento. Secondo i piani, Londra rinuncerà a controlli di dogana al confine con l'Irlanda. Il taglio dei dazi non basta a rassicurare Carolyn Fairbairn, numero uno di Cbi, la Confindustria del Regno. Sarebbe in ogni caso "il più grande cambiamento di politica commerciale dall'800", nota Fairbairn, accusando il governo di aver definito il piano "senza consultare" le imprese e chiedendo di evitare il “no deal” e di puntare a un rinvio.