La polizia è sotto accusa per i ritardi New York. Nella foto le croci con i nomi delle vittime alla scuola elementare di Uvalde - Ansa
Fra dubbi sull’operato della polizia e il dolore incolmabile di una comunità che si prepara a seppellire 19 bambini e due maestre, in Texas e nel resto d’America stanno cominciando le proteste.
Voci si levano affinché la strage della scuola elementare di Uvalde porti al cambiamento che la maggior parte degli americani chiede da decenni: stop alle armi facili, perché i genitori non abbiano più paura di mandare a scuola i figli la mattina. Le probabilità di una svolta sono scarse.
La minoranza di elettori che insistono nel difendere il diritto all’autodifesa armata senza limiti rappresenta lo zoccolo duro della base repubblicana, che può decidere l’esito delle elezioni locali, soprattutto primarie. Infatti, quando il New York Times, a poche ore dalla sparatoria alla Robb Elementary School, ha chiesto ai 50 senatori del Grand Old Party se sono disposti a discutere una legge per il controllo delle armi, solo tre si sono detti «aperti».
In America ci sono più pistole che abitanti
400 milioni
le armi da fuoco detenute dai cittadini statunitensi che sono poco più di 320 milioni
1 milione
Molti repubblicani parteciperanno oggi a Houston alla convention annuale della National Rifle Association, la potente lobby della armi americana. Ci sarà il governatore del Texas Greg Abbott, lo stesso che mercoledì ha detto di non avere risposte sull’assalto armato che ha insanguinato il suo Stato. Ci sarà Donald Trump e il senatore texano Ted Cruz, fra gli altri. Ma molti, in Texas e non solo, ritengono che la riunione sia fuori luogo e intendono far sentire il proprio disappunto con proteste nei pressi del George Brown Convention Center, dove ha luogo l’incontro, in un clima di massima sicurezza. Fra le misure adottate, ironicamente, il divieto di portare all’interno «armi da fuoco, accessori, coltelli ed altri articoli».
La tragedia ha fatto riemergere anche il gruppo di attivisti per il controllo delle armi “March for Our Lives”, nato nel 2018 in risposta al massacro di 17 persone in una scuola superiore di Parkland, in Florida, che sta pianificando numerose manifestazioni negli Stati Uniti. Fra queste una marcia a Washington per l’11 giugno, come quella che lanciò il movimento quattro anni fa.
«Nel 2018 avete marciato con noi per porre fine alla violenza armata – ha scritto l’organizzazione su Twitter –. Quattro anni dopo, stiamo marciando di nuovo». Abbott, grande sostenitore del partito delle armi che ha firmato 22 leggi per liberalizzarne la vendita in Texas, è diventato l’oggetto degli attacchi più duri da parte degli oppositori delle mitragliette e dei fucili d’assalto. Ieri il leader della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer lo ha definito un «truffatore assoluto», dopo i suoi commenti sulla strage. «Governatore, chiederà ai suoi amici del movimento Maga (quello di Donald Trump, ndr) e ai suoi compagni della Nra di mettere da parte la loro agenda e pensare a qualcun altro oltre che a se stessi?», ha detto, ripetendo le parole usate da Abbott nei confronti degli attivisti anti-armi. Anche il leader della Naacp, la principale organizzazione afroamericana Usa, ha esortato il governatore a non partecipare alla kermesse della Nra.
«Dopo che 19 bambini innocenti sono stati assassinati con un’arma, la sua presenza manderebbe il messaggio sbagliato che le armi sono più importante delle vite. Cosa è più importante per lei?», ha chiesto Derrick Johnson. La Nra ha 5 milioni di iscritti e versa centinaia di milioni di dollari nelle casse dei candidati repubblicani ad ogni ciclo elettorale. Intanto a Uvalde i genitori delle vittime si chiedono perché la polizia abbia atteso quasi un’ora prima di fare irruzione nella scuola dove Salvador Ramos si era barricato, dopo averlo visto entrarvi armato.