Un carico di armi per l'Ucraina viene imbarcato su un aero - Ansa/Epa
Nel 2017, oltre 578 armi da fuoco e 776 munizioni sono state sequestrate in un’operazione congiunta contro il traffico illegale di esplosivi, materiale chimico e nucleare, lungo il confine tra Ucraina e Moldova. Questo dato è utile per collocare un allarme proveniente da Europol: in mano a chi finiscono le armi inviate dall’Occidente?
Il Washington Post, già a fine febbraio, aveva precisato che è in circolazione «una marea di armi che fa temere per il contrabbando», in particolare a causa dei flussi illegali, diffusi nell’Europa dell’Est, dove anche l’esercito russo contribuisce a convogliare, in mani sospette, le armi occidentali catturate, come riportato dalla Cnn. Sempre a febbraio l’Amministrazione Biden, discutendo con esperti circa il controllo degli armamenti sul pericolo di proliferazione di armi leggere nel conflitto in corso, aveva disposto una clausola per evitare la vendita a parti terze, non collegate all’esercito ucraino.
Tuttavia le testimonianze dirette e le dichiarazioni del Segretario generale dell’Interpol, Jurgen Stock, riaccendono adesso i fari su un pericolo possibile, perché «i gruppi criminali stanno già adesso concentrandosi su queste armi, cercando di sfruttare queste situazioni caotiche e anche la disponibilità di armi pesanti».
L’allarme di Stock si estende a un traffico che può prendere direzioni altamente pericolose in altri continenti. Sul tema, già alcuni giorni fa, a parlare è stato un contractor, Jeffrey Morgan Hunter, già esperto di guerra nei Balcani.
«In particolare nel Donbass – racconta ad Avvenire – ma anche in altri posti di frontiera, come la Transnistria e la Romania, si sta creando una rete di scambio fra terroristi vecchi e nuovi, anche di matrice islamica, i quali hanno rinforzato i loro arsenali già ai tempi della Serbia e del Kosovo e, di recente, in Afghanistan, dopo l’abbandono improvviso degli americani. E so bene che le armi hanno viaggiato, anche attraverso la Russia, verso tutta l’Asia centrale, in questi anni di scontri in Donbass».
«Esiste – continua – un rapporto, anche precedente al 2014, dell’intelligence americana, che inserisce l’Ucraina fra i territori più ad alto rischio nel traffico criminale delle armi». Morgan Hunter fornisce così alcuni dati, ricordando che l’operazione nei Balcani, nel 2011, portò a diversi arresti di trafficanti con una buona operazione congiunta fra Italia e Albania. «Per alcuni – conclude – questo è un “effetto collaterale” da mettere in conto, tuttavia non è davvero così, perché esperti del governo Usa stanno, da tempo, cercando di sorvegliare il fenomeno, soprattutto in relazione ai traffici verso Turchia e Medio Oriente».