Il dolore dei parenti delle vittime del sottomarino (Ansa)
La Marina argentina ha formalmente messo fine alle disperate ricerche del sommergibile
San Juan con cui aveva perso i contatti dal 15 novembre. A bordo c'erano 44 membri di equipaggio a bordo, inclusa il primo ufficiale donna imbarcata su un sommergibile. "Abbiamo più che raddoppiato i giorni in cui sarebbe stato possibile salvare un equipaggio. Ma nonostante l'entità degli sforzi, non è stato
possibile localizzare il sottomarino": con queste parole il portavoce della Marina argentina, il capitano Enrique Balbi, ha annunciato, dopo 15 giorni di intensi sforzi, che non ci sono più speranze di trovare in vita l'equipaggio.
Per oltre due settimane, più di 4.000 soldati, con 28 navi e nove aerei da 18 Paesi avevano perlustrato i mari. L'operazione per localizzare il sommergibile continuerà comunque. L'ultimo messaggio lanciato all'unita riferiva che era "entrata acqua dallo snorkel (la presa d'aria che in immersione alimenta i motori diesel) e che le batterie erano andate in corto e si era sviluppato un incendio".
Poco dopo i sismografi oceanografici nell'Atlantico meridionale registrarono una potente deflagrazione, causata o dall'implosione del San Juan, per un cedimento strutturale a grandi profondità, o per l'esplosione dei siluri a bordo. La spiegazione di Balbi è arrivata al termine di una giornata in cui si erano susseguite le voci che davano in partenza alcune navi straniere dall'area di ricerca. Tra le lacrime, i familiari delle vittime hanno espresso il loro malcontento nella base navale di Mar del Plata, dove per giorni hanno atteso notizie: "Vogliamo che continuino a cercarli, che trovino i corpi, ne abbiamo bisogno per dar loro l'ultimo saluto", ha detto al Clarin Yolanda Mendiola, madre di uno dei sottufficiali a bordo, Leandro Cisneros.