Armi, affari e geopolitica. Sono questi gli elementi del cocktail (chiaramente senz’alcol) che verrà servito fino a domani a Riad in Arabia Saudita. L'Arabia Saudita ha infatti invitato 17 leader arabi per partecipare a un vertice "arabo-islamico con gli Stati Uniti” in programma nella capitale Riad durante la prima visita nel regno del presidente americano Donald Trump che si chiude oggi. Trump sarà anche in Israele e in Italia per il G7, segnando così la sua prima uscita dal territorio statunitense dal gennaio scorso quando si è insediato alla Casa Bianca. Con un chiaro messaggio insito nella scelta di Riad proprio come prima meta.
Tra i leader arabi invitati ufficialmente da Riad figurano i presidenti di Tunisia e Yemen oltre al sovrano del Marocco ed il premier iracheno. Era stato invitato anche il presidente sudanese Omar al-Bashir, tuttora ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità dalla Corte penale internazionale. Personaggio certamente grato a Riad e Washington per l’alleggerimento delle sanzioni a Khartum già avviato dal predecessore di Trump, Barack Obama. Dopo le rimostranze dell'ambasciata americana di Khartoum (mercoledì aveva dichiarato: «Siamo contrari a inviti, facilitazioni o supporto al viaggio di individui ricercati dalla Corte penale internazionale, compreso il presidente Bashir»), il presidente sudanese ha declinato l'invito al summit di Riad «per motivi personali» affidando al ministro Taha al-Hussein il compito di rappresentarlo.
Al vertice parteciperanno anche i re di Giordania e Marocco, insieme ai leader di Algeria, Niger, Turchia, Pakistan e ai capi di Stato dei Paesi del Golfo. Per il ministro degli Esteri saudita, Adel al-Jubeir, il summit dimostrerà che i Paesi arabi e islamici e gli Stati Uniti possono avere rapporti di partnership: «Crediamo che rafforzerà la cooperazione tra Stati Uniti e Paesi arabi e islamici nella lotta al terrorismo e all'estremismo». Trump da Riad lancerà un «grande messaggio di pace», ha anticipato il suo consigliere per la Sicurezza nazionale McMaster.
E se il summit nel Golfo avviene esattamente il giorno dopo la proclamazioni di Hassan Roani come presidente iraniano al secondo mandato (grande nemico saudita e bersaglio anche degli strali di Trump per l’accordo sul nucleare favorito da Obama), sarà però anche occasione per il tycoon della Casa Bianca di fare “affari”.
L’Arabia Saudita è infatti pronta a investire 40 miliardi di dollari negli Usa per “finanziare” (come aveva fatto in altre occasioni) operare pubbliche dell’Amministrazione Trump, una sorta di "new deal" in salsa trumpiana: in particolare infrastrutture stradali. Un annuncio, secondo ambienti finanziari, che avverrà proprio in occasione del vertice. Ma non basta: il presidente Usa ha siglato oggi un accorso per vendere armamenti per 110 miliardi di dollari all'Arabia Saudita. Il pacchetto firmato, che arriverà a 380 miliardi di dollari nel giro di pochi anni, aiuterà «Riad a rafforzare le sue capacità difensive» contro il Daesh e Teheran (praticamente messi sullo stesso piano). Non poco per uno scenario incandescente che vede Iran, Iraq, Israele ed Arabia Saudita coinvolti in una escalation di forza per ridisegnare gli equilibri regionali.